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I 31 arresti a Vibo, l'arsenale dei Piscopisani e le pistole come "regali" di compleanno - Nomi e foto

Disponibilità di armi praticamente “infinita”. Armi intese come strumento di potere che, in alcune occasioni, potevano diventare anche oggetto di regalo.

Per il 16esimo compleanno di un giovane di Piscopio (il cui nome oggi compare nel lungo elenco di indagati), infatti, gli si impacchettò una pistola 7,65 in seguito, però, sequestrata dai carabinieri.

È una dei retroscena emerso dall'indagine dello Sco e della Questura di Vibo Valentia che ha portato martedì mattina all'operazione "Rimpiazzo", con l'arresto di 31 persone.

I Piscopisani per le armi avrebbero avuto una certa predilezione, oltre a essere «di grilletto facile» - come li ha definiti l'ex boss pentito Andrea Mantella in un verbale di dichiarazioni rese alla Dda - tanto da venire per questo temuti o tenuti a una certa distanza. E le armi avrebbero “trovato” i Piscopisani ai quali, in particolari momenti, sarebbero state addirittura offerte.

Secondo Moscato la cosca «ha la disponibilità di circa 15/20 pistole di vario calibro, distribuite in più posti.

Un capitolo dell'inchiesta, questo delle armi, zeppo di omissis, in cui sono riportate altre dichiarazioni di Moscato il quale, oltre a riferirsi a specifici canali di approvvigionamento e ai sodali che si occupavano dell'occultamento e della custodia dell'armamentario “bellico” ha svelato i luoghi dove le armi sarebbero state conservate e custodite, dagli armieri della cosca identificati da Moscato in Francesco La Bella (detto Camagna).

Luoghi svariati proprio per sfuggire a eventuali controlli delle forze dell'ordine, come il frigo, in via Regina Margherita a Piscopio, «dove ci sono una 3,57 e un paio di fucili...».

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