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Cosenza, la città fa pace con i calciatori e con il passato: risarcimento atteso 17 anni

Il 20 giugno 2020 (quarantadue giorni prima di Cosenza-Juve Stabia) la città dei bruzi è in preda alla depressione. Si esce da un lungo e “sanguinoso” lockdown e, dopo una pausa altrettanto duratura, anche il pallone - in una terra che vive di pane e calcio - torna a rotolare sui prati verdi. Entusiasmo sotto i tacchi, anche perché, prima del mese e mezzo destinato a riscrivere la storia, il Cosenza calcio rappresenta solo un motivo in più per maledire il 2020, la passione per il cuoio che gonfia le reti e - per i più accaniti - l'esistenza intera. L'appetito vien mangiando. Mentre un'intera città (tifoseria) si chiede se non sia il caso di far calare il sipario il prima possibile su una stagione ingloriosa e povera di motivi per sorridere, nel quartier generale del “Marulla”, Occhiuzzi e i suoi iniziano a scrivere una delle fiabe più belle del calcio cosentino moderno. Capitolo dopo capitolo, con la consapevolezza di non potersi permettere strafalcioni o refusi. Solo in un momento (le due sconfitte contro Ascoli e Spezia) il capolavoro a tinte rossoblù rischia di restare tale solo nelle intenzioni. Alla fine, però, vincono i buoni che, in barba alla tradizione fiabesca, sono... i “lupi”.

Il 17 porta fortuna. Corre il 31 luglio 2003, praticamente una vita calcistica fa. In serata la notizia del fallimento del Cosenza 1914 è come un dardo avvelenato che si conficca nel cuore di un'intera città. I rossoblù lasciano il calcio che conta dopo decenni di dignitosa militanza. Anni segnati da salvezze insperate (bazzecole, forse, al confronto dell'“impresa dei 42 giorni”) e sogni promozione infranti sul più bello. Ma il fallimento, no, nessuno lo aveva messo in conto, proprio a pochi mesi di distanza dall'ultima corsa verso la serie A interrotta sul più bello. All'orizzonte solo tanta incertezza. Paura no, perché Cosenza e i cosentini sembrano pronti a scrivere una storia nuovissima, convinti di potersi riprendere il palcoscenico cadetto in pochi anni. Ma di buone intenzioni, si sa, sono lastricate le strade dell'inferno. Lo scoprono solo attraversandolo, i tifosi bruzi. Anni di sofferenza sui campi polverosi di quarta serie, società poco affidabili, contestazioni, penalizzazioni, illusioni (come il biennio con il duo Mirabelli-Toscano, coinciso con il ritorno nel professionismo) e, come mazzata finale, un nuovo fallimento.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza

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