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Giovani minacciati dai social, Calabria leader in positivo

Secondo posto tra le regioni meno ferite, meglio di noi solo il Friuli. Sicilia, Campania e Umbria le comunità più vulnerabili

I giovanissimi tra 18 e 23 anni sono i più esposti all’eccessivo e incontrollabile bisogno di accedere ai social media. In Sicilia, Campania e Umbria le comunità maggiormente vulnerabili.
E la Calabria? Stavolta possiamo vantare un risultato più che positivo con solo 34,9 mila giovani a rischio, pari al 9,615% tra 18 e 35 anni. Meglio di noi solo il Friuli Venezia Giulia con 19,7 mila giovani esposti (9,597%). Lo racconta una ricerca di Demoskopika che, utilizzando la Bergen Social Media Addiction Scale, ha rilevato alcuni comportamenti preoccupanti: dal bisogno di usare sempre più frequentemente i social media, all’incapacità di smettere di usarli. E, ancora, dai comportamenti ansiosi o agitati per il mancato utilizzo dei social media alla riduzione delle ore dedicate allo studio e al lavoro per il loro eccessivo impiego.
«I nostri giovani rivendicano un ascolto attivo per arginare la loro ricompensa sociale attraverso i like e ridurre il social-qualunquismo. La politica esca dal limbo della meditazione avviando una campagna di comunicazione istituzionale e attivando misure di sostegno ai soggetti impegnati in prima linea nella costruzione del benessere giovanile», racconta il presidente di Demoskopika Raffaele Rio.
Complessivamente in Italia sarebbero oltre 1,1 milioni gli under 35 anni a rischio elevato di dipendenza da social media con i giovanissimi tra i più esposti alle insidie comportamentali della rete che peserebbero per quasi il 40% sul totale. L’analisi dimostra come al ridursi dell’età aumentano i possibili fattori comportamentali preoccupanti. In particolare, i giovanissimi, compresi nella fascia di età tra i 18 e i 23 anni, ricadenti nell’area “High Addiction” indicante un alto rischio di livello patologico di dipendenza sarebbero oltre 430 mila, pari al 38% del totale, seguiti dai 390 mila individui di età compresa tra 24 e 29 anni (34,5%) e, infine, dagli under 35 “più adulti” (30-35 anni) che supererebbero di poco i 308 mila soggetti maggiormente esposti.

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