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Seminario unico in Calabria, sponda della Cei

Il Consiglio permanente dei vescovi ha approvato il documento sulla formazione dei sacerdoti

A marzo la rotta indicata dal Papa davanti ai vescovi e ai presbiteri calabresi ricevuti in udienza in Vaticano; qualche giorno fa il documento sulla formazione dei sacerdoti approvato dalla Consiglio permanente della Cei. Due sollecitazioni e un unico obiettivo: dare concretezza alla riforma dei Seminari e accelerare sulla strada della sintesi e dell’unità. Il testo approvato dalla Conferenza episcopale italiana sarà presentato all’assemblea generale straordinaria (in programma ad Assisi dal 13 al 16 novembre) e si compone di cinque capitoli. All’interno vi è l’adeguamento alla Ratio Fundamentalis con i contributi dei vescovi e dei formatori, e l’offerta di orientamenti comuni e indicazioni condivise perché ogni singola Conferenza episcopale regionale possa costruire il progetto formativo dei propri Seminari.
L’impulso arrivato dalla Cei potrebbe fornire nuova linfa al percorso che tra non molto potrebbe portare ad accentrare su Catanzaro le funzioni finora svolte dai Seminari di Cosenza e Reggio Calabria. E se una decisione ufficiale ancora non c’è in tale direzione - diverse sono le resistenze da superare nelle alte sfere ecclesiastiche, soprattutto tra chi è convinto che una scelta di questo tipo possa ulteriormente “svuotare” i territori posti a nord e sud del capoluogo regionale - sono diversi i segnali premonitori di una svolta. Come quello evidenziato, in un comunicato ufficiale, al termine della Conferenza episcopale calabra andata in scena recentemente a Gerace. «Monsignor Cesare Pagazzi - si legge nella nota della Cec -, segretario del Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione, ha aiutato i presuli a riflettere sul progetto di rafforzamento del nuovo Istituto teologico calabro, una nuova istituzione che, mettendo insieme i migliori docenti di teologia presenti in Calabria, possa garantire una solida formazione per i futuri presbiteri della regione». In filigrana s’intravede uno scenario destinato a segnare uno spartiacque nella storia recente della Chiesa calabrese. Lo dimostra il muro del silenzio eretto delle Curie calabresi. Raggiunto telefonicamente dalla Gazzetta del Sud, anche monsignor Pagazzi si è trincerato dietro frasi di circostanza: «La mia a Gerace è stata una presenza istituzionale, nelle vesti di “viceministro”, per ascoltare e supportare i vescovi nelle loro decisioni. Non ho nulla da aggiungere rispetto a quanto è già scritto nel comunicato ufficiale della Cec».

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