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Gerocarne, la tradizione dei vasai. Un'arte portata avanti dalla famiglia Papillo

Un angolo appartato ed affascinante nel cuore della Calabria. Di quella Calabria laboriosa ed operosa che porta avanti le tradizioni di un tempo

Un angolo appartato ed affascinante nel cuore della Calabria. Di quella Calabria laboriosa ed operosa che porta avanti le tradizioni di un tempo. A Gerocarne, nelle pre-Serre vibonesi, resiste ancora l'arte dei vasai. Nei decenni passati quello della ceramica era un settore florido della zona, tanto da far parlare Gerocarne come il borgo dei vasai. Oggi questa dizione resiste ancora, ma di fatto all'interno del vecchio fulcro abitativo gerocarnese resiste solamente la bottega della famiglia Papillo. Papà Domenico e il figlio Tommaso sono gli unici rimasti a praticare questo antico mestiere. Due maestri artigiani che nel tempo hanno proseguito l'arte dei loro antenati tanto da arrivare alla sesta generazione.

La materia prima è l'argilla di Gerocarne, prelevata a mano con tanto di zappa, più precisamente quella della frazione di Sant'Angelo. Nella bottega dei Papillo (ormai ad operare a 360° gradi nella produzione e in tutte le fasi che caratterizzano questo straordinario prodotto artigianale c'è Tommaso) si lavora ancora a mano senza particolari strumenti tecnologici. Attraverso l'uso di un tornio in cui bisogna muovere solo i piedi e modellare il prodotto con le sapienti mani di questi artigiani che quotidianamente compongono una grande varietà di opere: “tièsti”, “cuccume”, brocche a due anse contrapposte e “pignati”, pentole di ogni altezza e misura, “vozze” e “vozzarelle”, bottiglie grandi e piccole. Vasi da conserva, “salaturi” per olio, vino e olive, con la funzione, un tempo, di conservare e trasportare, ma, adesso, veri e propri oggetti di pregio e di moda.

A lavoro sul tornio

"Questo lavoro ce l'abbiamo nel sangue". Sono le parole di Tommaso Papillo che ci accoglie nella sua bottega mentre sta producendo delle oliere che sono state richieste come bomboniere per un matrimonio. Tommaso prende un pezzo di argilla e va a modellare la bottiglia avvalendosi del tornio: "Facciamo tutto in maniera manuale al vecchio tornio, quello che si gira con il piede. Forgiamo il pezzo con terra, acqua e poi il fuoco nel forno. E' un processo veloce, ma bisogna fare attenzione perchè anche se il processo di forgiatura è ripetitivo, ogni pezzo non viene mai uguale all'altro. Sembrano gesti consueti, ma alla fine sono gesti sempre nuovi".

L'argilla gerocarnese

Tommaso Papillo ci spiega l'origine dell'argilla di Gerocarne: "L'argilla tipica locale viene estratta proprio nelle terre di Gerocarne in estate. Viene estratta con il vecchio metodo della zappa perchè ciò consente di selezionarla perchè il terreno cambia in vari punti. Una volta essiccata, viene stesa e messa al sole e questo passaggio permette di avere un'argilla più leggera per il trasporto e per la conservazione in bottega. Una volta si usava la mazza di legno per frantumare l'argilla e veniva fatta direttamente dai maestri artigiani e veniva fatta in varie misure perchè quelle più piccole venivano maneggiate dai bambini o dalle donne. Un'argilla adatta per i tegami e le pignate, per degli strumenti usati nella cucina e che va messa a fuoco".

Nel magazzino

Le oliere, l'ultima produzione di Tommaso Papillo, staranno a stagionare una settimana nel magazzino in modo tale da togliere tutta l'acqua e prima di essere messe nel forno. I vari pezzi andranno in cottura per un primo passaggio e poi verranno smaltati prima di essere rimessi in forno. Oggi Tommaso usa un moderno forno tecnologico, mentre una volta tutto veniva messo nel forno a legna che tutt'oggi, anche se di rado, viene usato.

 

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