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Archeologia industriale in Calabria: lo studio del giovane Emmanuel Pio Pastore

Lo sviluppo industriale è il riassunto di uno dei capitoli principali della storia millenaria della Calabria. Le impronte di siti produttivi si trovano ovunque, questa terra ne é piena. Un passato affascinante, visibile sia in luoghi abbandonati e sia in quelli recuperati. Lo sviluppo industriale, qui, ha aversato epoche fitte di narrazioni variate e ineguali. E ha sempre guidato i passi dei calabresi nel difficile terreno della vita. Orme che riempiono i borghi più remoti, ed emanano l'eterno profumo della sfida nel nome della crescita. I vecchi opifici, le cave di pietra, i mulini raccontano alba e crepuscolo della civiltà industriale. Ma esiste un sistema per ricostruire quella infinita presenza nell’orizzonte della storia? Secondo uno studente dell'Unical, "matricola" di Biologia, sì. Lui è Emmanuel Pio Pastore, di Castrovillari, e ritiene che i numeri siano in grado di farci viaggiare tra passato e futuro con precisione.

Il giovane ha presentato, nel corso del convegno "Dall'Archeologia industriale all'industria 4.0" un modello di reazione diffusione che permette di simulare pattern geometrici che, attraverso l'inserimento di opportuni coefficienti (ricavabili attraverso dati storici, foto, ecc), è in grado di riprodurre la distribuzione delle reti di popolazioni e di industrie nel tempo. E con una rete neurale convoluzionale è possibile definire con elevata probabilità la vita e lo sviluppo di una società civile e delle sue industrie. La rete neurale convoluzionale che ha ispirato il modello utilizzato da Emmanuel Pio Pastore per descrivere l'alfa e l'omega dell'industria calabrese, è un tipo di rete neurale artificiale feed-forward ispirata da processi biologici e segue il processing della visione negli organismi viventi. Un esempio di applicazione di intelligenza artificiale che ha colpito l'interesse di tecnici, esperti e studiosi che, per due giorni, si sono confrontati sull’archeologia industriale calabrese mostrando l'evoluzione verso l’industria 4.0.

Un confronto sulle identità delle comunità e le prospettive di valorizzazione per il territorio regionale. Il professore Antonio La Marca, ordinario di Archeologia classica (che, insieme ai colleghi Stefania Mancuso, Roberto Musmanno, Luigino Filice, Elia Fiorenza e Tullio Romita ha dato una dimensione accademica all'evento) ha sottolineato come "ogni borgo ha qualcosa da dire. Ogni paese può interagire con l'università per avviare un percorso di valorizzazione del territorio. Un convegno non nasce così per caso. La Calabria è ricca di siti industriali dismessi. E grazie all'intuizione del professor Fiorenza, la due giorni che abbiamo vissuto rappresenta il contributo dell'Università a questa nostra terra. Tanti gli esempi di realtà produttive esaminate". E gli esempi finiti sotto la lente degli studiosi sono diversi: dal Mulino Perrotta di Paola, al frantoio degli Insiti nella Piana di Sibari, dalle cave di pietra verde e nera di Gimigliano alla Salina di Lungro, dall'ex zuccherificio di Lamezia Terme al cementificio di Montegiordano, dalla ferriera Filangieri di Cardinale alla miniera e fonderia di Arangea (RC), dal Mulino idraulico di Grimaldi al centro siderurgico di Pazzano.

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