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All'Università di Catanzaro uno smartwatch speciale, Indolfi: "Così preveniamo l'infarto"

Ciro Indolfi, professore dell'Università Magna Graecia di Catanzaro

Dall'Università di Catanzaro ai congressi internazionali di Cardiologia. Il professor Ciro Indolfi, docente ordinario all'Università Magna Græcia e direttore dell'Unità operativa complessa di Cardiologia, e la sua più stretta collaboratrice Carmen Spaccarotella sono stati i protagonisti di una rivoluzionaria scoperta: lo smartwatch salvacuore.

Professor Indolfi, allora ci siamo? Prevenire un infarto è possibile?

«Si certo, oggi è possibile prevenire l'infarto. La Cardiologia è la branca della medicina che ha fatto più progressi che si sono tradotti in un allungamento della vita media di circa 5 anni. Possiamo agire con i farmaci per trattare i fattori di rischio modificabili come colesterolo, ipertensione, diabete, oppure modificare lo stile di vita con una dieta sana, ricca di verdura, pesce e frutta, o infine, effettuare un esercizio fisico regolare, fare un uso moderato di alcol e soprattutto smettere di fumare».

La vostra ultima ricerca scopre uno smartwatch salvacuore. È uno strumento affidabile nella diagnosi?

«Il nostro studio, pubblicato su Jama Cardiology, ha dimostrato per la prima volta che è possibile utilizzare uno smartwatch per la diagnosi precoce di infarto. È uno strumento affidabile ma al momento è necessario che i dati vengano valutati da un medico. In futuro tuttavia è probabile che saranno resi disponibili software in grado di fare automaticamente la diagnosi di infarto, come già accade per la fibrillazione atriale».

Quanto avete impiegato per arrivare a questi risultati?

«Lo studio è durato più di un anno ed ha coinvolto 100 soggetti, ottanta dei quali affetti da infarto miocardico acuto. È stato necessario prima validare la posizione dello smartwatch sul torace e poi verificare i risultati ottenuti rispetto ad un elettrocardiogramma standard».

Lo smartwatch può in un certo senso tranquillizzare i pazienti a rischio?

«Oggi gli smartwatch, che sono molto diffusi nel mondo, possono aiutare a migliorare la salute dell'uomo in vari modi: possono controllare l'attività fisica, la frequenza cardiaca e la presenza di aritmie come la fibrillazione atriale. In caso di dolore toracico, soprattutto se si associa a sudorazione e difficoltà della respirazione, è indispensabile effettuare subito un elettrocardiogramma per verificare l'eventualità di un infarto in corso: le linee guida della Società Europea di Cardiologia consigliano infatti di eseguire un Ecg entro 10 minuti dal primo contatto col medico. La tempestività è decisiva: i pazienti con infarto miocardico più grave devono essere trasferiti rapidamente in emodinamica per impiantare uno stent, altrimenti si vanifica il beneficio dell'intervento».

L'Università di Catanzaro diventa protagonista nei congressi internazionali di Cardiologia. Ciò come è stato possibile?

«La Cardiologia Universitaria di Catanzaro è da molti anni proiettata in uno scenario internazionale. È la sede italiana del Chapter dell'American College of Cardiology, l'associazione dei cardiologi americani. Oggi la medicina in generale deve confrontarsi con gli specialisti di tutto il mondo. I grandi risultati ottenuti nel campo della ricerca hanno richiesto impegno, ingegno e dedizione non solo per la cura dei pazienti, ma anche per la ricerca che è la caratteristica che identifica la figura del professore universitario».

Lei qualche anno fa disse che quando è arrivato al Policlinico Magna Græcia di Catanzaro non c'era neanche l'aspirina...

«Si ancora oggi le mie collaboratrici mi ricordano i primi giorni di lavoro nel vecchio policlinico di Villa Bianca da dove è iniziata ex-novo la Cardiologia Universitaria, dove mancava un po' tutto. Furono anni molto impegnativi proprio perché non esisteva un sistema cardiologico strutturato con emodinamica, Utic, elettrofisiologia e laboratori di cardiologia molecolare che invece oggi abbiamo a disposizione».

Cosa è cambiato in questi anni?

«È cambiato molto da quando 20 anni fa sono arrivato in Calabria dopo aver lavorato in vari centri pubblici e privati italiani e americani. Il grande passo in avanti è stato possibile grazie alla costruzione di un moderno campus universitario che possiede ampi spazi e laboratori. Grazie al rettore prof. Venuta che con una visione strategica investì nella Cardiologia».

Perché da una parte l'Umg perde le scuole di specializzazione e dall'altra è capace di imporre le sue ricerche a livello internazionale?

«Il problema delle Scuole di Specializzazione, oggi quasi completamente risolto, parte da molto lontano ed è molto complesso. Derivava dalla mancanza di docenti, dalla valutazione scientifica di questi e dalla necessità di effettuare numeri e prestazioni cliniche adeguate. Questo riguarda essenzialmente la parte clinica».

Cosa fare allora per far decollare l'Università di Catanzaro?

«Serve una visione strategica, innovativa e moderna da parte dell'Università e un appoggio degli enti regionali e nazionali per supportare questa istituzione. Il riscatto sanitario della nostra regione, storicamente agli ultimi posti in Italia nella sanità, può avvenire solo grazie ad una Università di grande qualità ed efficienza. Per vincere lo scudetto c'è bisogno di un grande Allenatore, un grande Presidente, giocatori in campo bravissimi e risorse economiche. Beh, diciamo che per far decollare le università il modello strategico potrebbe essere questo».

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