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L’altro risvolto del Coronavirus: in Calabria crescono le violenze tra le mura domestiche

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Casa dolce casa: in questo periodo non sembra esserci posto più sicuro e indicato della propria abitazione per rallentare il contagio da coronavirus. Ma non per tutti è cosi. Per alcune persone le mura domestiche sono e rimangono una prigione, il luogo dove vivono e subiscono abusi.

Per le donne vittime di violenza - riporta la Gazzetta del Sud in edicola - l’obbligo di restare a casa praticamente 24 ore su 24 con uomini violenti e maltrattanti si configura come un ulteriore dramma. Senza contare che l'aumento delle difficoltà e dello stress generato dal Covid-19 può contribuire ad acuire tutte le situazioni di conflitto e disagio già in atto o magari latenti.

«In questo periodo - è il grido di Isolina Mantelli, presidente del Centro calabrese di solidarietà – al nostro numero verde stanno continuando ad arrivare chiamate di donne che hanno bisogno di parlare con una voce amica, di non sentirsi sole in balia della violenza e che vedono il mostro non nel Coronavirus ma nel compagno maltrattante. Sono telefonate che giungono nei pochi momenti di libertà che vivono in questi giorni, quando vanno al supermercato o in farmacia. Le donne trovano difficoltà ad avere spazi e possibilità sicure per chiedere aiuto, a causa della presenza assidua dentro le mura domestiche del partner violento. Ricordiamo che è sempre attivo il numero verde di Mondo Rosa 800757657 e quello antiviolenza e antistalking 1522».

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