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Torna la festa storica de i Tri da Cruci a Tropea, gran finale col "ballo" pirotecnico

Contrariamente a quanto paventato, anche quest’anno sarà celebrata il 3 Maggio a Tropea la grande festa storica de i Tri da Cruci, come sempre in via Umberto I. Avvenimento che non cessa mai di trasmettere atmosfere pittoresche e di folklore, i Tri da Cruci è nota anche per la solennità con cui i tropeani assistono allo spettacolo finale del ballo pirotecnico del “camiuzzu i focu”.

Musiche tipiche di tamburi, rievocazioni storiche, addobbi colorati e concerti di musica calabrese completano il quadro nella cornice della serata primaverile tropeana. Il programma di quest’anno, in particolare, prevede alle ore 15 l’inizio dei giochi tipici della tradizione: avranno luogo la “pignata”, la corsa con i sacchi, la gara dell’uovo e la gara della pasta piccante. Alle ore 21.30 si esibirà in concerto il giovane gruppo degli Etno Pathos, distintosi negli ultimi anni per i loro album nei quali arrangiano in maniera orecchiabile e originale le sonorità e i ritmi della musica popolare calabrese, etnica e del Sud Italia. La serata si chiuderà a mezzanotte, come di consueto, con la spettacolo dei fuochi d’artificio. L’impegno per l’organizzazione della festa va riconosciuto, oltre all’amministrazione comunale, a Pasquale Tropeano, vice presidente dell’associazione che abitualmente, negli anni, si occupava della realizzazione dell’avvenimento.

Le origini della festa de i Tri da Cruci sono interessanti perché rappresentano una vera sintesi di diverse vicende storiche e necessità religiose. Come attestano gli storici tropeani Giuseppe Chiapparo e Antonio Sposaro, essa rappresentava inizialmente l’Invenzione (“scoperta”) della Santa Croce, ovvero il rinvenimento da parte di Elena, madre dell’imperatore Costantino, del sacro Legno della Croce di Cristo. Come conferma anche la ricercatrice Ilaria Sabbatini, la leggenda racconta che Elena, trovate tre croci e non sapendo come distinguere la croce di Cristo da quelle dei ladroni, «le mise tutte in mezzo alla piazza di Gerusalemme. Venne portato un giovane morto: furono posate sul corpo senza vita prima una croce, poi un’altra e il giovane non risorse, ma appena gli fu avvicinata la terza croce il morto tornò in vita».

Nel luogo ove si svolge oggi i Tri da Cruci sorgeva una chiesetta cilindrica detta “della Tre Croci”, intorno a cui i fedeli pregavano per propiziarsi una grazia. Nella commemorazione dell’Invenzione furono, nei secoli, inglobati rituali pagani e popolari e, probabilmente nel XIX secolo, si cominciò a festeggiare la definitiva sconfitta delle scorrerie turche bruciando a ritmo di “carricatumbula” una barca in legno e il cammello addobbato di petardi scoppiettanti, simboli dell’arroganza saracena.

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