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Fuga al Nord e poca prevenzione, la sanità della Calabria resta in “coma”

Le conferme dal report di Svimez e Save the children: il 43% dei malati si cura fuori regione

Un Paese a due velocità. Nell’economia, dal punto di vista infrastrutturale, e anche sul versante della sanità. Il rapporto Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato a Roma in collaborazione con Save the Children, conferma una tendenza preoccupante: la Calabria conquista la maglia nera per mortalità infantile, prevenzione e fuga di pazienti al Nord. Secondo gli ultimi dati dell’Istat il tasso di decessi entro il primo anno di vita è di 1,8 ogni mille nati vivi in Toscana ma è quasi il doppio in Sicilia (3,3) e più che doppio tra il Pollino e lo Stretto: 3,9.
Il convitato di pietra è l’autonomia differenziata, che rischia di ampliare le disuguaglianze interregionali nelle condizioni di accesso al diritto alla salute. I divari territoriali sono aumentati in un contesto di generalizzata debolezza del sistema sanitario che, nel confronto europeo, risulta sottodimensionato per stanziamenti di risorse pubbliche. A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro). Per la parte di spesa in conto capitale, i valori più bassi si ravvisano in Campania (18 euro), Lazio (24 euro) e Calabria (27 euro), mentre il dato nazionale si attesta su una media di 41 euro.

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