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Effetto ferie estive, negli ospedali della Calabria cala del 60% l'assistenza. Super lavoro per i medici in turno

Per non portare al collasso i nosocomi quasi il 70% del personale aumenta i carichi di lavoro e circa un terzo salta la pausa di riposo

Con un terzo degli organici in ferie, con l'estate negli ospedali della Calabria cala del 60% l'attività degli ambulatori, chiusi nel 40% dei casi, e viene compromessa la qualità dell'assistenza nel 90% dei reparti. Per non portare al collasso i nosocomi quasi il 70% dei medici aumenta i carichi di lavoro e circa un terzo salta i turni di riposo. A fornire il quadro nel periodo estivo, quando le ferie rendono insostenibili i vuoti in organico, è la survey condotta dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri in 10 Unità operative di medicina interna degli ospedali calabresi. Una situazione che rispecchia quello che avviene anche in larga parte dei dipartimenti di altre specialità. Anche se, come specifica il presidente Fadoi Francesco Dentali, "nelle medicine interne le carenze di organico che vanno ad accentuarsi in estate vanno a rendere più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati a 'bassa intensità di cura', il che non riflette la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che trattiamo nelle nostre Unità, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri. Questa anacronistica classificazione implica già di per se una minor dotazione di tecnologie, medici e infermieri per posto letto, che diventa esplosiva nel periodo estivo". Cosa che tra giugno e settembre, secondo l'indagine Fadoi, avviene per meno della metà dei medici calabri. Il 60% infatti non può usufruire dei 15 giorni di vacanze, come garantito dal contratto. Per chi resta il volume di lavoro aumenta nel 70% dei casi e ciò incide "abbastanza" sull'assistenza offerta ai cittadini nel 60% dei nosocomi, "molto" in un altro 30% e "poco" solo nel 10% dei reparti e mai "per nulla". A risentirne sono poi le attività ambulatoriali che diminuiscono le attività nel 60% dei casi e chiudono del tutto nel restante 40% degli ospedali. Se pur riducendo le attività gli ospedali non chiudono lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza. Ecco così che l'80% tra giugno e settembre vede qua e là saltare i riposi settimanali che pure dovrebbero essere sempre garantiti, e il 30% è obbligato coprire i turni notturni con attività aggiuntive.

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