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Emergenza psicologica da Coronavirus: "Così cambia la nostra mente"

Covid 19: emergenza anche psicologica. Sono tanti gli aspetti che ruotano intorno a un isolamento forzato che ci mette di fronte a una vulnerabilità che scopriamo in modo diverso e nuova. Ne parliamo con il dott. Francesco Truglio, dirigente psichiatra del Grande Ospedale Metropolitano e che sui risvolti socio-psicologici della quarantena “sana”, ha tenuto un caminetto on line quale ospite e socio del Rotary club Sud Parallelo 38.

«L'attuale situazione di emergenza mette a dura prova la nostra salute psicologica per il radicale cambiamento dello stile di vita quotidiano che genera il cosiddetto “stress per le tante cose da fare che non possiamo fare”, e, soprattutto, per il “dover restare a casa”. La quarantena - spiega Truglio - è un'esperienza spiacevole perchè comporta la perdita della libertà individuale, la separazione dagli affetti più cari e uno stato di incertezza sulla nostra salute e sul futuro».

Da qui ansia, paura, sgomento. Spiega Truglio: «L'ansia, attraverso processi biochimici, concentra tutte le energie a vantaggio delle prestazioni da adottare rendendoci prudenti, ma un eccesso può determinare un effetto “tunnel”: la paura, lo sgomento possono renderci irrazionali, impulsivi, riducendo improvvisamente le capacità di concentrazione e facendoci assumere decisioni inappropriate: è allora che il cervello va in tilt». Ma non tutti rispondono alla stesso modo. «La maggior parte della popolazione accetta le limitazioni, trovando un nuovo equilibrio, un'altra parte diviene “irresponsiva”, assecondando in un primo momento l'opportunismo egoista, con reazioni di massa caratterizzate dall'allontanamento, se non dalla fuga, dalle zone più critiche. Sono comportamenti dettati dal bisogno di reagire a una situazione di grave crisi, per ridurre la paura».

Molte evidenze scientifiche indicano il rafforzamento, in quarantena, di stati di stress. «L'angoscia di essersi contagiati, la noia, la frustrazione, l'essere privi di beni ritenuti necessari, i disturbi alimentari. L'isolamento prolungato e la solitudine producono insicurezza, depressione, alterazioni nell'elaborazione e interpretazione delle informazioni, difficoltà di prendere decisioni, deficit di attenzione e di memoria. Attualmente siamo in una fase di “rassegnazione” e di attesa, con il tentativo di creare una più forte identità sociale attraverso gli affollatissimi incontri virtuali sui social. Internet, da cui dipendiamo, ci consente di interagire per conservare le nostre relazioni; mentre si è in quarantena, la mente può spaziare e interagire».

Dal punto di vista medico cosa preoccupa maggiormente? «Il rischio concreto è che, passata questa crisi, potremo avere casi di burn-out tra il personale che operava in prima linea: lo stress cronico influisce sul benessere mentale anche dopo il miglioramento della crisi».

Quindi cosa fare? «È fondamentale strutturare la giornata, dividere i tempi e gli spazi in base a schemi e ritmi, con ampi margini dedicati alle proprie passioni. Aumentare il senso di sicurezza nel supporto di familiari, negli amici e in coloro che vivono la stessa situazione in maniera positiva. È possibile imparare a convivere con la situazione di incertezza continuando a pianificare le nostre attività, con pazienza e sopportazione. Stampa, social e media sono strumenti essenziali per diffondere informazioni ma anche potenzialmente dannosi, perché talvolta orientati ad amplificare le notizie negative. Solo con un'informazione responsabile è possibile affrontare l'incertezza, evitando che si trasformi in comportamenti incontrollati».

Conclude Truglio: «Gli esempi di solidarietà, coraggio e resilienza inducono emozioni positive, favorendo un approccio proattivo alla soluzione dei problemi. Le emozioni possono contagiare in negativo e in positivo. Comunicare alle persone che le cose possono andare meglio, che si sta raggiungendo l'obiettivo, che c'è speranza, dà senso ai sacrifici che stiamo facendo e ci motiva ad andare avanti».

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