Nuovo monito di Bankitalia sull’Autonomia differenziata. L’Istituto centrale di credito interviene ancora una volta sulla riforma attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, dopo il primo “sì” incassato al Senato. La ragione dell’ultima presa di posizione è molto chiara: una netta contrarietà rispetto alla possibilità di assistere a “corsie preferenziali” per quelle Regioni che si sono mosse per prime nel chiedere maggiori poteri e risorse. Il riferimento, naturalmente, è a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Nell’ultima memoria resa pubblica, Bankitalia si dice preoccupata per la «disposizione transitoria» prevista nell'undicesimo e ultimo articolo del disegno di legge firmato dal ministro leghista degli Affari regionali Roberto Calderoli. La norma è commentata così: «L’attuale versione dell'articolo 11 del disegno di legge sembra invece prefigurare una prosecuzione automatica della procedura» per le «Regioni che hanno già siglato intese preliminari nelle precedenti legislature». Tutto ruota attorno alle intese preliminari siglate il 28 febbraio 2018 dal governo Gentiloni con tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, appunto. Negli accordi s’introduce un metodo “innovativo” per calcolare i fabbisogni standard per i servizi da trasferire alle Regioni (come scuola, sanità, trasporti ecc.). Ebbene in quei patti Regioni-governo si sostiene che bisogna tener conto non solo dei bisogni della popolazione ma anche del gettito fiscale, stabilendo cioè che un territorio con ricchezza superiore alla media ha bisogni maggiori di istruzione, tutela della salute e così via. Siamo, evidentemente, di fronte all’introduzione di un principio pericoloso per la tenuta del sistema Italia ovvero che i cittadini hanno necessità e bisogni diversi a seconda delle latitudini. L'articolo completo potete leggerlo nell'edizione cartacea