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L’Autonomia arriva al rush finale. Le “perplessità” del centrodestra in Calabria

La riforma costituzionale è all’esame della Camera dopo il “sì” del Senato. I capigruppo della maggioranza in Consiglio regionale frenano: «Agendo rapidamente si rischia di frustrare le aspettative del Sud»

Occhi puntati sulla Camera. A Montecitorio, infatti, le forze politiche affinano le strategie in vista del voto finale sulla riforma dell’autonomia differenziata tanto cara ai ministri leghisti Matteo Salvini e Roberto Calderoli. I territori, specie nel Mezzogiorno, ribollono di tensioni. In Calabria, per esempio, le forze di centrodestra hanno abbandonato i toni trionfalistici utilizzati nei mesi scorsi. Il cambio di linea impresso dal governatore forzista Roberto Occhiuto - preoccupato sì per i possibili effetti distorti del provvedimento su un territorio fragile come quello calabrese, ma anche interessato a massimizzare il bottino elettorale in vista delle Europee, magari cercando di non entrare in rotta di collisione con gli alleati - ha prodotto ripercussioni anche all’interno del centrodestra che guida la Regione.

Prova ne è il documento partorito al termine del confronto tra il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, e i capigruppo di maggioranza a Palazzo Campanella. Particolare di non poco conto: Mancuso è ufficialmente un dirigente del Carroccio, seppur non appartenente alla cerchia ristretta dei custodi dell’ortodossia salviniana, così come Giuseppe Gelardi, capogruppo della Lega in Aula.

Si tratta sicuramente di un dato politico significativo, confermato anche dalle parole utilizzate nella nota sottoscritta dai partiti di centrodestra. «Siamo certi che i nostri riferimenti politici nazionali, a partire dai parlamentari - è la versione ufficiale dei capigruppo -, ora che del progetto di legge sull'autonomia regionale differenziata se ne occuperà Montecitorio, si adopereranno affinché l'impegno di approvare una riforma che potrà consentire il superamento dell'Italia a doppia velocità anche per i diritti civili e sociali, vada a buon fine».

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