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Fine vita, in Calabria l'unica proposta è quella del Pd: è del 2022, mai discussa

In Calabria c'è una sola proposta di legge per la regolamentazione del fine vita e non è ancora mai stata discussa. E’ stata presentata dai consiglieri regionali del Pd, primo firmatario il capogruppo Domenico Bevacqua, seguito dai consiglieri dello stesso partito: Ernesto Alecci, Francesco Antonio Iacucci, Nicola Irto (ora senatore) e Raffaele Mammoliti.

La proposta di legge, la n. 77 della XII Legislatura regionale: «Assistenza sanitaria per la morte serena e indolore dei pazienti terminali» è stata presentata e direttamente assegnata il 23 giugno 2022, all’esame della terza commissione Sanità, per l’esame di merito, ed alla seconda, Bilancio, programmazione economica e attività produttive, affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero, per il parere. Da allora nessun ulteriore passaggio. Il testo, composto da sette articoli, afferma che «le strutture sanitarie pubbliche della Regione Calabria assicurano l'assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione». Per accedere alla cosiddetta morte serena, la stessa legge fissa le condizioni che sono in linea con quanto stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale. Che i pazienti «siano capaci di assumere decisioni libere, consapevoli e abbiano espresso autonomamente e liberamente la volontà di accedere alle prestazioni e ai trattamenti, con le modalità e gli strumenti più consoni alle condizioni cliniche; siano affette da patologie irreversibili; siano tenute in vita con trattamenti di sostegno vitale; si trovino in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili».

Le condizioni di accesso spettano alle autorità sanitarie previo parere del comitato etico territorialmente competente e l'intera procedura deve essere completata entro 7 giorni. La stessa legge fissa la gratuità delle prestazioni e assicura al personale sanitario la scelta dell’obiezione di coscienza.

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