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Calabria, Occhiuto a 2 anni dall’insediamento: “Guido la Giunta delle riforme”

Tanti dossier aperti: «La sanità ha ancora bisogno di cure, ho chiesto io la proroga del decreto Calabria. Gli aeroporti sono strategici, nuove rotte da aprile 2024. Il lavoro? Basta creare bacini di precariato»

Roberto Occhiuto

Esattamente due anni fa, il 29 ottobre 2021, Roberto Occhiuto veniva proclamato, in Corte d’appello a Catanzaro, presidente della Regione. Ventiquattro mesi sono un lasso di tempo sufficiente - manca poco per il giro di boa della legislatura - per tracciare un bilancio delle cose realizzate e dei progetti su cui ancora lavorare.

La sanità calabrese resta ancora “malata” e l’ennesima proroga del decreto Calabria ne è la conferma. C’è speranza di redenzione, presidente?

«Assolutamente sì. La proroga del decreto Calabria l’ho chiesta personalmente: c’è ancora tanto da fare per restituire ai calabresi il diritto alla salute a loro negato per troppo tempo. Immaginiamo il nostro sistema sanitario come un paziente. Due anni fa lo abbiamo risvegliato dopo 12 anni di coma causato dai commissariamenti. Lo abbiamo posto in fase di riabilitazione intensiva; adesso, dopo 24 mesi di lavoro, è in quella semintensiva. Abbiamo fatto in 2 anni cento volte più di quello che era stato fatto nei 12 anni precedenti, ma ci vuole tempo. Solo gli sciocchi possono pensare che il paziente “sanità Calabria” possa correre subito i 400 metri ostacoli».

L’esperimento di inserire medici cubani nelle corsie deserte degli ospedali di questa regione sta oggettivamente offrendo qualche risultato positivo. Fino a quando rimarranno qui?

«Il risultato è positivo. E non sono io a dirlo, ma i medici italiani che stanno lavorando con i cubani e i pazienti calabresi, oltre a tutti i media nazionali e internazionali che hanno raccontato questa bella storia. Sapevo che la medicina cubana era una delle migliori al mondo. Oggi gli stessi che prima mi criticavano chiedono a gran voce altri camici banchi caraibici. Il Parlamento e il governo, su nostra sollecitazione, hanno modificato alcune norme, e dunque resteranno in Calabria almeno fino al 2025. Anche su questa mia decisione la Calabria è diventata un modello per la capacità di affrontare situazioni emergenziali con creatività».

Quali azioni intende perseguire nel medio periodo per innalzare il livello dell’offerta sanitaria?

«La prima criticità è quella del reclutamento dei medici. Un problema che non riguarda tutte le Regioni d’Italia. In questi 2 anni abbiamo assunto più di 3.150 unità tra medici, infermieri e altre figure professionali. E per quanto riguarda i medici, negli ultimi concorsi a tempo indeterminato che stiamo svolgendo, utilizzando le possibilità offerte dalle innovazioni normative, abbiamo avuto più domande rispetto ai posti messi a bando. In 24 mesi abbiamo chiuso i bilanci delle Asp e delle Ao che non avevano da anni e ricostruito la contabilità del sistema sanitario. Mi rendo conto che questo aspetto è avvertito come meno importante per i pazienti, ma è invece decisivo per ricostruire e per recuperare i ritardi sui Livelli essenziali di assistenza. Sui Lea dobbiamo accelerare, ne sono consapevole, e lo sto facendo con una squadra che governa la sanità che non ho difficoltà a definire stellare».

La Calabria rimane, secondo i dati Ispra, la seconda regione d’Italia per superficie di boschiva “incenerita” dagli incendi. Il sistema dei droni ha funzionato, ma solo fino a un certo punto. Come si può rilanciare in vista del prossimo anno?

«La Calabria ha quasi 500mila ettari di superficie boschiva, il doppio della Sicilia, 10 volte in più rispetto alla Puglia. Se guardiamo alle percentuali la nostra è la regione che nell’ultima stagione è stata meno interessata dagli incendi: nel 2023 abbiamo avuto -54,4% di superficie complessiva andata in fumo rispetto al 2021, -70% se consideriamo solo la superficie boschiva. Quest’estate abbiamo beccato 213 tra piromani e incendiari. Con l’attività di deterrenza attraverso i droni messa in piedi assieme ai Carabinieri abbiamo consentito alla Calabria di costruire un modello molto apprezzato persino in Europa, che verrà replicato a livello nazionale. Siamo già a lavoro per implementare per il prossimo anno tutte le attività della campagna “tolleranza zero”».

Sul sistema idrico è un buon risultato essere riusciti a incassare gli aiuti di Stato per Sorical. Ma la riforma del settore stenta a decollare e i Comuni lamentano di non essere stati coinvolti. Ci sarà un cambio di paradigma?

«In 24 mesi abbiamo realizzato più riforme che negli ultimi 20 anni: la riforma dei rifiuti, la riforma dei Consorzi di bonifica, la riforma dell’idrico, solo per citarne alcune. Ho fatto queste riforme anche a costo di avere le resistenze e le critiche dei Comuni e delle organizzazioni di categoria. Sorical era sull’orlo del fallimento. L’ho posta fuori dalla liquidazione, ho ottenuto risultati importanti da Bruxelles, ho scelto un management di livello, e adesso questa società può guardare al futuro con grande serenità. Arrical, l’Autorità per i rifiuti e le risorse idriche, sarà riconsegnata ai Comuni nelle prossime settimane, quando indiremo le elezioni per gli organi direttivi, e le amministrazioni locali avranno un sistema finalmente riformato».

Come pensate di recuperare i fondi destinati all’elettrificazione della linea ferroviaria jonica e spostati dal governo su altre opere con una “maturità progettuale avanzata”?

«Questa è una fake news. Anzi, la Calabria è tra le Regioni che più hanno beneficiato dei trasferimenti di risorse da altri territori. Abbiamo, ad esempio, ottenuto 128 milioni di euro in più per la Trasversale delle Serre. L’elettrificazione della linea ferroviaria jonica si farà. Vorrei ricordare che nell’ultimo anno sono riuscito a portare 3 miliardi di euro per la SS106. Con il governo nazionale ho un rapporto leale, positivo, ma senza alcuna soggezione. Coloro che hanno dubbi stiano tranquilli: non verrà sottratta alcuna risorsa per le infrastrutture calabresi».

Ci sono speranze di salvare il porto di Gioia Tauro, evitando gli effetti nefasti della direttiva approvata a Bruxelles nel silenzio (complice) di tante forze politiche italiane?

«Se non ci fosse stato un presidente di Regione capace di coinvolgere in questa battaglia pezzi da novanta del nostro governo nazionale, oggi non ci sarebbe alcuno spiraglio. Il ministro Pichetto Fratin ha posto il tema della deroga alla direttiva Ets durante la riunione dei responsabili dell’Ambiente Ue; il vicepremier Tajani ha sollevato il problema davanti alla von der Leyen e ai massimi livelli europei. Il disastro è stato prodotto proprio dal silenzio di tanti che nel momento in cui si costruiva questa decisione erano evidentemente distratti: ora è difficile intervenire. La soluzione è complicata, ma ci stiamo lavorando con grande determinazione».

Arriveranno gli aiuti promessi dall’Ue per incentivare le compagnie aeree a investire sugli scali di questa regione?

«Quando mi sono insediato l’aeroporto di Reggio Calabria era di fatto abbandonato, senza voli per Roma e per Milano: bene, in pochi mesi li abbiamo fatti ripristinare. La società che gestiva gli aeroporti calabresi aveva una procedura di revoca della concessione da parte di Enac. Proprio perché per me il sistema degli aeroporti è strategico, ho voluto che la Regione assumesse la proprietà della Sacal, che oggi è pienamente operativa e sta rivoluzionando gli scali calabresi. Stiamo lavorando con i più importanti vettori internazionali, e credo che intorno a metà novembre avremo grandi novità: le nuove rotte dovrebbero essere operative da aprile 2024».

Sul mare pulito resta ancora tanto da fare viste le segnalazioni arrivate da più parti la scorsa estate. Le azioni messe in campo non si sono rivelate pienamente efficaci. Che tipo di misure saranno adottate?

«Ma ve lo ricordate il mare prima del mio insediamento? Sulla costa tirrenica l’acqua pulita si vedeva pochissimi giorni al mese, e i depuratori non funzionavano. Noi abbiamo voltato pagina, mettendo in campo droni, battelli pulisci mare, un sistema di monitoraggio costante del territorio e delle coste. Già lo scorso anno si sono prodotti significativi risultati, e ancor di più in questo 2023. Certo, c’è ancora molto da fare. Circa il 40% delle abitazioni calabresi non sono collettate, ma il sistema della depurazione adesso funziona ed è cambiato anche l’approccio dei sindaci. Questo tema non dovrebbe riguardare la Regione, perché la gestione dei depuratori è dei Comuni, ma io ho voluto impegnarmi personalmente. Se si confronta la qualità del mare delle ultime due estati rispetto a quelle precedenti, nessuno in buona fede può dire che non ci siano stati enormi progressi».

Il lavoro che non c’è (o precario) assilla migliaia di giovani calabresi. Sulla vertenza tirocinanti si è riusciti a ottenere l’ennesima proroga. L’assessore regionale Calabrese ha chiaramente ammesso il fallimento della politica, parlando di 180 milioni investiti senza creare un posto di lavoro stabile.

«Ha ragione l’assessore Calabrese: le risorse impegnate ogni anno per il precariato calabrese sono la più evidente dimostrazione dell’incapacità che per decenni questa Regione ha avuto nell’affrontare il tema delle politiche attive. La mia è la prima Giunta a non aver aumentato il bacino dei precari. Anzi, stiamo stabilizzando mentre creiamo nuovo lavoro. In questi 24 mesi sono state assunte a tempo indeterminato alla Regione circa 620 persone».

Lascerà maggiore spazio alle forze politiche che la sostengono? Tradotto: quali deleghe intende assegnare a esponenti di Lega, Fratelli d’Italia e ai centristi di Azione?

«Lavoro ogni sera fino alle 23, vorrei sgravarmi da qualche peso, ma ci sono dossier importanti - come quelli sugli aeroporti, sull’ambiente, o sul termovalorizzatore - che solo il presidente può portare a compimento. Nelle prossime settimane, appena raggiungerò alcuni obiettivi prefissati, come già detto, chiamerò i partiti e con loro farò una riflessione su come redistribuire alcune deleghe».

Che cosa risponde alle opposizioni che le hanno consigliato “maggiore prudenza” nelle nomine di sottogoverno? I casi Minenna e Medaglia le hanno “insegnato” qualcosa?

«Minenna è uno dei più grandi economisti in Italia, e l’ordinanza di cui è stato oggetto è stata integralmente annullata. È una persona perbene, di grandissima competenza, e tutti i dossier che gli ho affidato li ha sempre seguiti con grande capacità. Medaglia aveva un curriculum davvero notevole: poteva essere una risorsa importante. Non mi aveva detto di essere stato oggetto di un’indagine così problematica: appena emersi i fatti che abbiamo letto ho subito revocato la sua nomina. In questi 2 anni ho fatto decine e decine di nomine, scegliendo sempre i migliori senza guardare alle tessere di partito e senza lottizzare le posizioni. Quelli dell’opposizione che criticano l’incidente su una nomina dovrebbero guardare la qualità dei manager che oggi abbiamo in Calabria, e magari pensare a quando loro in passato sceglievano le persone solo per appartenenza politica. Fino al mio insediamento i direttori sanitari e amministrativi delle Asp e delle Ao venivano distribuiti tra i partiti. Con me tutto ciò in Calabria non avviene più. Adesso nelle Aziende sanitarie abbiamo persone eccellenti, anche tanti che negli scorsi anni hanno lavorato con amministrazioni di centrosinistra. Soprattutto in sanità non ci deve essere spazio per le spartizioni politiche. È una rivoluzione o no?».

Le Europee misureranno anche la sua capacità di leadership all’interno di Forza Italia. Che risultato si aspetta? Il partito calabrese candiderà propri esponenti?

«La mia capacità di leadership all’interno di Forza Italia non credo che abbia bisogno delle elezioni europee per essere misurata. Il risultato per il mio partito in Calabria sarà in ogni caso tra i più importanti d’Italia. Credo che offriremo 2 o 3 candidature alla lista di FI entro il mese di gennaio».

 

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