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Pnrr Calabria, una rimodulazione rompicapo

Svimez indica i punti più problematici dello spostamento degli interventi dal Piano nazionale ai Programmi di coesione

Non potrà essere gestita come un semplice spostamento di progetti e di risorse da una parte all’altra. La rimodulazione di una fetta del Pnrr decisa dal governo sarà un’operazione tecnicamente (e politicamente) complessa, nella quale diverse cose dovranno andare al posto giusto. Al di là delle valutazioni sull’opportunità di procedere a tale passo, che diverse reazioni ha già suscitato a livello politico - opposizioni contrarie, maggioranza del tutto favorevole e convinta dell’inevitabilità di tale operazione - anche per la Calabria bisognerà condurre un’operazione importante per far sì che quei progetti per circa un miliardo di euro non vadano perduti.
«Abbiamo salvato i progetti» L’impostazione del governo è tutta legata alla asserita necessità di «salvare» risorse e progetti - lo ha ribadito nei giorni scorsi la sottosegretaria Ferro replicando alla deputata M5S Scutellà - perché in ritardo rispetto alla tabella di marcia europea che nel 30 giugno 2026 pone un limite invalicabile.
Attraverso la rimodulazione, è la tesi di Palazzo Chigi, si possono spostare quei progetti dai tempi più lunghi sui fondi strutturali della programmazione 21-27, ottenendo una finestra temporale fino al 2029. Non mancano i dubbi sull’opportunità di “coprire” tali iniziative con risorse che sarebbero state utilizzate per ulteriori interventi. Ma mettendoli da parte, occorrerà tenere bene a mente le indicazioni fornite dalla Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, che nel suo ultimo rapporto ha a chiare lettere illustrato i passi da compiere.

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