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Calabria, autonomia sì ma con “paletti” definiti. In Senato la mozione «contro i divari»

Se autonomia differenziata dovrà essere, almeno lo sia coinvolgendo il Parlamento nella definizione delle intese e mirando a ridurre i divari territoriali con adeguate risorse. Sono solo alcune delle richieste al centro di una mozione che verrà discussa al Senato nella prossima settimana e che è stata presentata dai senatori De Cristofaro, Maiorino, Giorgis, Cucchi, Cataldi, Aurora Floridia, Patuanelli e Magni, tutti dell’area centrosinistra e 5 Stelle. Dopo le recenti dichiarazioni del ministro Roberto Calderoli sulla riforma e sulla possibilità che possa «mettere anche il Sud ad andare a una velocità diversa rispetto a quella avuta fin qua» il dibattito parlamentare si fa sempre più serrato. Sono soprattutto le opposizioni a cercare di andare a modificare il disegno di legge - lo stesso Calderoli lo ha definito «migliorabile» - in particolare per quanto riguarda la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) da garantire sull’intero territorio nazionale.
A loro avviso le maggiori criticità riguardano il ruolo del Parlamento «che viene esautorato e ridotto a organo di ratifica delle intese raggiunte tra Governo e Regioni» e i profili finanziari: «Pur avendo genericamente preordinato alla determinazione dei Lep la sottoscrizione delle intese, il disegno di legge sceglie di adottare il criterio della spesa storica». In sostanza, evidenziano, questo significa cristallizzare le differenze tra Regioni: «Sono le stesse relazioni del dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio e dell’Ufficio parlamentare di Bilancio a evidenziare il conflitto tra le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e il rispetto dei principi di eguaglianza, perequazione e solidarietà nazionale sanciti dal nuovo Titolo V». E in riferimento alle Regioni del Mezzogiorno, si aggiungono «i rischi di un congelamento dei divari di spesa pro capite già presenti e di un indebolimento delle politiche nazionali tese a rimuovere i divari infrastrutturali e di offerta dei servizi». Si pensi alla situazione calabrese, con carenze infrastrutturali importanti su ampie fette del territorio, dallo Stretto al Pollino, in particolare su strade e ferrovie, ma anche in termini di servizi: asili nido, sanità, sicurezza sul lavoro, istruzione tanto per fare qualche esempio. Proprio a tale riguardo, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha messo in guardia sostenendo che nel campo dell’istruzione, con l’autonomia differenziata, la Calabria dovrebbe utilizzare il 40% (la Lombardia appena il 10) dei tributi dei cittadini, lasciando il 60% per tutti gli altri servizi. Una evidente disparità di fronte alla quale ora si cerca di proporre dei correttivi-garanzia.

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