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Calabria, Amalia Bruni: “Il nostro futuro passa per la capacità di dotarci di una formazione elevata"

"Il ruolo fondamentale dell’Università e le mancanze, i ritardi e le ambiguità della Regione”

Amalia Bruni

“La probabilità, per ciascun essere umano, di realizzare le proprie aspirazioni passa in modo imprescindibile dalla possibilità e dalla capacità di dotarsi di una formazione elevata. È’ da qui che bisogna partire. Le persone, e gli stessi territori, competono solo se sono dotati di un sistema formativo elevato che aumentando le conoscenze e il livello culturale a sua volta migliora il panorama sociale ed economico. Il sistema universitario è, e sarà sempre di più, il perno di questi processi. Il nostro, sebbene molto giovane nel panorama nazionale e internazionale, è tuttavia riuscito a segnare traguardi importanti di crescita e di capacità di ricerca. Didattica (e dunque formazione) e Ricerca sono gli obiettivi primari cui una Università deve rispondere. La formazione e conseguentemente l’offerta formativa necessiterebbe, in un sistema corretto, di programmazione in quantità (numeri di professionisti che servono ad un territorio) e tipologia. E qui c'è il cuore della domanda: l'offerta formativa oggi disponibile in Calabria risponde in modo soddisfacente alla domanda di formazione che proviene dai giovani calabresi? Spesso parliamo dei viaggi della speranza in materia di salute, o emigrazione per mancanza di lavoro, ma quanti giovani sono costretti ad emigrare per studiare? Non so se esista una statistica ufficiale ma certo sono ancora tanti se non troppi. Sicuramente c'è la libertà di scegliere l'università in cui studiare, ma spesso non è una scelta, bensì una costrizione". Lo scrive in una nota Amalia Bruni, Capogruppo del Misto in Consiglio Regionale.

"Proprio sul versante della formazione sanitaria, negli anni abbiamo assistito non solo ad emigrazione fuori regione ma addirittura in paesi Europei ed extra Europei. Questo è certamente il frutto di programmazioni sbagliate e di vincoli che non fanno i conti con la nuova domanda di salute che investe i nostri tempi.  Si pone con urgenza, dunque, la necessità di una riforma del sistema di formazione nazionale in materia sanitaria e, dal canto nostro, noi non possiamo solo appellarci agli altri, ma dobbiamo fare la nostra parte. Ecco perché non mi appassiona una discussione "contro". Rafforzare la quantità e qualità formativa del sistema universitario calabrese è utile, addirittura indispensabile, e questo obiettivo va perseguito in tutte le direzioni. La vocazione delle università calabresi dovrebbe riuscire a guardare oltre i confini regionali e nazionali. La Calabria è immersa nel Mediterraneo e potrebbe aspirare legittimamente (come già in parte fa) a formare studenti stranieri o di altre regioni d’Italia. Se la programmazione della politica riuscisse nell’intento di migliorare e rafforzare l’offerta lavorativa del territorio regionale, il processo si spingerebbe facilmente verso la costruzione di una collettività aperta e interattiva a livello internazionale. Una società che si evolve nel futuro, pur mantenendo ben saldi i legami e le radici della sua storia millenaria e comunque multietnica. Questo processo potrebbe diventare lo strumento per l’ambizione di una terra che cerca (e ottiene) il suo riscatto. In questo scenario, però, bisogna tener conto che non si può aggiungere e nel frattempo indebolire quello che già esiste. L'istituzione della Facoltà di Medicina all’UniCal non può e non deve significare un indebolimento della Facoltà di Medicina, ormai strutturata e affermata nel panorama nazionale, di Catanzaro. I posti a concorso e le attività da destinare all'UniCal devono essere aggiuntive a quelle sino ad oggi destinate all’UMG. Contemporaneamente occorre accelerare le procedure di incorporazione tra aziende Mater Domini e Pugliese Ciaccio. Ciò consentirebbe di realizzare una delle più grandi Aziende Ospedaliere Universitarie del Mezzogiorno che di fatto diventerebbe il cuore pulsante del Servizio Sanitario Calabrese. Su questo evidentissimi sono stati, in questi lunghi anni di commissariamento, i ritardi, le ambiguità, le inconsistenze metodologiche e la totale mancanza di governance di un processo che la Regione Calabria (i suoi commissari governativi) avrebbero dovuto affrontare già da tempo. Ora tutto questo è indifferibile e bisogna fare in fretta e bene”.

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