La “rivoluzione” auspicata da molti dei maggiorenti calabresi non c’è stata: Matteo Salvini salva per il momento la poltrona del commissario calabrese del partito Giacomo Francesco Saccomanno. A nulla sono valse, almeno per il momento, le richieste di un cambio di passo arrivate da alcuni tra eletti e dirigenti del Carroccio del calibro di Filippo Mancuso, Simona Loizzo, Tilde Minasi, Roy Biasi e Nino Spirlì. Saccomanno rimane in sella, con il consenso del leader e il sostegno, a livello locale, del deputato Domenico Furgiuele oltre che del consigliere regionale Giuseppe Gelardi. Quella che doveva essere la riunione del chiarimento, ieri a Roma, si è trasformata - nonostante una nota ufficiale parli dell’obiettivo di «triplicare gli iscritti» - in una sorta di seduta di psicoanalisi a più voci. Salvini ha dovuto prendere atto del profondo malcontento che serpeggia a livello territoriale. Nel mirino, come detto, ci sono Saccomanno e la linea da lui assunta negli ultimi mesi, giudicata «mortificante» per chi rappresenta il partito a livello istituzionale.
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