Le divisioni della sinistra costano care al Pd. I dem perdono quasi tre punti percentuali rispetto alle elezioni regionali del 2020 pur confermando lo stesso numero (cinque) di rappresentanti in Consiglio. Ci sarà da interrogarsi sul perché del passo indietro, certo è che non hanno giovato le peripezie dei mesi scorsi con la girandola di candidature per la presidenza della Regione. Nicola Irto, prima lanciato e poi invitato al passo indietro per salvare l'accordo con il Movimento 5 Stelle, la parentesi dell'imprenditrice Maria Antonietta Ventura durata lo spazio di qualche giorno, infine la scelta di puntare su Amalia Bruni. La direttrice del Centro regionale di neurogenetica assicura di voler esercitare - a differenza di quanto successo nella passata legislatura con Pippo Callipo - il ruolo di leader dell'opposizione. “Condurrò un'opposizione seria”, assicura Bruni. E a dare linfa alla linea della responsabilità ci sono anche le parole di Stefano Graziano, commissario del Pd calabrese: «La sanità pubblica, i fondi del Pnrr, la tutela ambientale, la riorganizzazione della pubblica amministrazione, su questi e altri aspetti saremo disponibili al dialogo con la maggioranza, pur da prospettive politiche nettamente diverse».
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