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Cittadella regionale, sarà vero rinnovamento in Calabria?

Burocrazia alla prova del nove con la gestione delle tante risorse in arrivo dall’Unione europea. Tutti gli aspiranti governatori puntano (a parole) su un cambio di marcia I “mandarini” finora sono resistiti a ogni cambio di presidente e maggioranza

A parole sono tutti d’accordo. «La macchina amministrativa della Regione merita una revisione, basta con gli stessi dirigenti piazzati in ruoli apicali ormai da anni», vanno ripetendo gli aspiranti governatori Roberto Occhiuto, Amalia Bruni e Luigi de Magistris. Facile a dirsi, più complicato da realizzare. Già, perché mettere mano all’organigramma della Cittadella potrebbe rivelarsi un compito davvero arduo. D’altronde, basta riavvolgere il nastro per comprendere come il tentativo di imprimere una svolta negli uffici della Regione sia (quasi) sempre fallito. Gli ultimi, in ordine cronologico, quelli avviati dall’ex governatrice Jole Santelli con la chiamata di manager di lunga esperienza come Maurizio Borgo e Francesco Bevere. La loro esperienza a Catanzaro, complici motivazioni diverse, si è conclusa appena dopo pochi mesi.
I “mandarini” calabresi, invece, sono sopravvissuti a cambi di presidenti e di maggioranza. Burocrati impermeabili ai cambiamenti politici e pronti a imporre le loro scelte. Con quali conseguenze? Spesso non positive per la Calabria. Stavolta, però, la partita che si gioca è davvero fondamentale per ridare speranze a una terra indietro su tutti i parametri di valutazione. Tra il Pollino e lo Stretto, a breve, grazie alle risorse del Recovery, della nuova programmazione europea e a quelle residue del Por Calabria 2014-20, arriverà una montagna di denari.

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