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Collaborazione tra amministrazione e cittadini, Primavera della Calabria: urge legge condivisa

La sede della Regione Calabria a Catanzaro
Amministrazione condivisa e applicazione regionale delle norme di un  nuovo modello di collaborazione tra Pubblica amministrazione e cittadini. Questo l’obiettivo del lavoro che ha cominciato a svolgere il Laboratorio politico Primavera della Calabria; non ha atteso molto, infatti, a rimboccarsi le maniche e lavorare alla visione futura della nostra regione, in quello che è diventato il mantra della “cunchiudenza”. Dopo una considerevole adesione in termini numerici, il laboratorio si è presto accorto di avere al suo interno un valore importante dei numeri, quello delle competenze. Suddiviso in gruppi di lavoro tematici, il Laboratorio si è subito avviato a lavorare al primo obiettivo: cambiare la Calabria attraverso il più democratico degli strumenti, la legislazione competente, elemento imprescindibile per cambiare le cose partendo dalle regole.
E’ quindi indiscutibile che se dobbiamo cambiare le cose, occorre farlo con strumenti innovativi e con la lungimiranza della programmazione. E’ proprio sul tema della programmazione e della multilevel governance di ispirazione europea che il Laboratorio ha inteso porre come urgente l’elaborazione e l’adozione, da parte della Regione, di una norma di adeguamento delle strutture amministrative territoriali. Un “originale canale di amministrazione condivisa”, per dirla con la Corte costituzionale (131/2020), “alternativo a quello del profitto e del mercato”. Se il Codice italiano sul Terzo Settore ha questa visione che amplia in un coinvolgimento più attivo le opzioni di dialogo del terzo settore con la PA, occorre sviluppare, sul piano delle norme regionali, strumenti di applicazione ma anche di facilitazione della norma su tutto il territorio calabrese, senza attendere l’apertura da parte di amministrazioni “illuminate”, ma rendendo applicabile e necessario lo strumento di amministrazione condivisa ad ogni livello. Ma cosa vuol dire? Cosa può cambiare con questa silenziosa rivoluzione? Tutto; le organizzazioni del terzo settore - già soggette alla disciplina speciale introdotta con la stessa norma - espressione stessa dei cittadini, delle “libertà sociali”, rivolte a “perseguire il bene comune”, non hanno più il ruolo consultivo che spesso le trovava ad un tavolo grazie ad un amministratore intelligente o, al contrario, presenti e senza voce.
A tutte le pubbliche amministrazioni viene richiesto di “assicurare il coinvolgimento attivo degli enti del terzo settore” nell’esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi nei settori di attività di interesse generale. Forme di confronto, condivisione e co-realizzazione finora mai sperimentate in Calabria o solo come progetti pilota mai approdati a “messa a sistema”.  Vuol dire che, tema tra i più urgenti, non si dovrà chiedere il permesso di poter parlare, ad esempio nella sanità, ma le aziende sanitarie dovranno dialogare a pari livello con le organizzazioni del terzo settore.  Sanità, sociale, ambiente, avranno una programmazione più aperta. Ma la strada è tortuosa e se si deve rendere possibile questo in Calabria, occorre lavorarci subito! Il Laboratorio Primavera della Calabria è già alla redazione di un testo di legge regionale che ne renda al più presto agevole la diffusione. La legge nazionale è già attiva  e il Laboratorio ha innescato uno studio di monitoraggio di quanto già da oggi può diventare immediatamente applicabile.

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