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Contributi alle imprese, Borrello: cambiare il testo del Dl "Sostegni"

«Aver previsto che il solo riferimento alla diminuzione dei ricavi potesse rappresentare l 'unico dato utile a determinare il diritto al contributo è un abbaglio clamoroso che penalizza soprattutto il Meridione dove si registrano bassi margini di guadagno su un fatturato drogato da costi fissi spesso molto alti. Ne consegue pertanto una notevole, mi auguro non ricercata, contrazione della platea degli aventi diritto rappresentata dai tanti che per effetto del mancato raggiungimento del 30% subiscono la doppia penalizzazione nel non poter, ovviamente, neanche accedere alle altre agevolazioni previste dallo stesso Dl. Oltre al danno anche la beffa!». Lo ha affermato l'ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Antonio Borrello, in una lettera aperta ai parlamentari calabresi in merito al bonus contributo a fondo perduto previsto dal Dl "Sostegni" a favore delle attività imprenditoriali che «verrebbe determinato applicando una percentuale alla differenza tra l'ammontare medio mensile di fatturato e corrispettivi dell'anno 2020 e l'ammontare medio mensile di fatturato e corrispettivi dell'anno 2019. Per poterne beneficiare, detta differenza non deve essere inferiore al 30%. Si è pensato che il parametro del solo fatturato potesse essere sufficiente a stemperare, pur in una misura finale insufficiente, lo sconquasso economico causato dalla pesantissima crisi pandemica che ha colpito la nostra economia ed in maniera più accentuata quella del Mezzogiorno, costituita in prevalenza da Aziende di piccole dimensioni, realizzando una insufficiente se non superficiale valutazione delle critiche condizioni che le attraversano. Notoriamente un'attività di impresa produce sì introiti ma è innegabile che subisce costi per lo più fissi che non diminuiscono o aumentano con il variare dei ricavi ma restano, purtroppo, invariati e inderogabili quanto a mutui, fitti, canoni vari ecc.». Da qui la lettera aperta di Borrello che «da semplice cittadino» ha sottoposto all'attenzione dei parlamentari «gli effetti deleteri di tale macroscopica incongruenza con l'auspicio che possa essere corretta in sede di conversione in legge del Dl, recuperando, così, una clamorosa "distrazione" che ignora l'incidenza dei costi d'impresa».

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