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Coronavirus, le reazioni della politica calabrese al nuovo Dpcm presentato da Conte

Regione Calabria

Non sono mancate e certo non mancheranno nemmeno nelle prossime ore le reazioni del mondo della politica e delle istituzioni al nuovo Dpcm presentato dal premier Conte che introduce nuove restrizioni in ottica anti-contagio.

Di seguito le principali reazioni dal mondo politico-istituzionale calabrese:

Silvia Vono (Italia Viva): "Comprendo pienamente il grido d’allarme dell’imprenditore catanzarese Francesco Chirillo, presidente di Confesercenti Catanzaro, alla lettura dell’ultimo DPCM che impone restrizioni piuttosto rilevanti, decise dopo ore di discussioni e confronti, per evitare il collasso del Sistema Sanitario Nazionale. Di fronte alla situazione attuale la salute è il primo bene da tutelare, ma ritengo necessario non trascurare le conseguenze gravi che ulteriori limitazioni andranno a determinare nei settori economici del nostro paese. Le piccole imprese e gli artigiani del nostro mezzogiorno, afflitti da una crisi sistemica, in questo particolare momento hanno bisogno della vicinanza concreta del mondo politico e per questo insieme a tutta la maggioranza stiamo lavorando, di concerto con tutti i referenti di categoria per produrre, nel più breve tempo possibile, un pacchetto di misure condiviso che possano applicarsi senza indugi, per ovviare alle immediate difficoltà degli esercenti colpiti. È importante sostenere e dare voce a chi, chiaramente stanco di situazioni che sembrano imposte ma che ripeto, sono frutto di confronti serrati e proprio da Catanzaro, raccogliendo l’appello accorato di Chirillo e, tenuto conto della situazione con cui dovremo purtroppo convivere,propongo di avviare sin da oggi una task-force permanente con le associazioni di categoria per studiare in modo condiviso delle soluzioni su misura da proporre di volta in volta direttamente al Governo".

Domenico Furgiuele (Lega): "Nessuna chiusura di attività economiche e commerciale che rispettano le norme anti-virus già stabilite. È la proposta della Lega che il governo non può ignorare. È buonsenso.  Se Conte non vuole ascoltare la Lega, almeno ascolti gli imprenditori come il catanzarese Francesco Chirillo che ha scritto al premier manifestando le sue forti preoccupazioni, che rappresentano il grido di dolore di migliaia di aziende del Paese. Oltre alla preoccupazione per la propria attività e il futuro di decine di dipendenti con le loro famiglie, l’imprenditore Chirillo si è fatto portavoce del sentimento di esasperazione che, da Nord a Sud, tanti esercizi pubblici stanno vivendo ormai da mesi, acutizzato nelle ultime ore di anticipazioni dei contenuti del nuovo Dpcm. Ha ragione Chirillo quando dice che se morirà il commercio non basterà nessun Mes, sussidio di Stato o dell’Europa a salvare la nostra economia. Conte scenda nel mondo reale e dimostri un minino di rispetto per gli imprenditori che hanno speso migliaia di euro per mettersi in regola con le norme anti-Covid e che ora, se non si invertirà la rotta, dovranno chiudere e licenziare. Se così fosse, la responsabilità sarebbe solo ed esclusivamente di un governo che non ascolta e che non vuole vedere la realtà”.

Nino Spirlì (Presidente facente funzioni della Regione Calabria): "Il confronto in Conferenza Stato-Regioni sulle regole per affrontare la nuova emergenza Covid, voluto dal Governo, è stato assolutamente inutile. L'incapacità di questo Governo di ascoltare la voce dei territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive - spiega Spirlì - non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno. Mentre, con belle parole, il presidente del Consiglio e i suoi ministri chiedono, appunto, una nuova unità nazionale, al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura". "In questa nostra Italia - sottolinea il presidente f.f. della Regione Calabria - il quadro sociale e politico è davvero drammatico. Purtroppo, decine di migliaia di imprese rischiano di morire inutilmente. Per ore e giorni, abbiamo tentato, purtroppo invano, di convincere l'esecutivo a non chiudere l'Italia. Ma quello che è venuto fuori è una finta vita e una vera morte. Penso - aggiunge Spirlì - a tutte quelle categorie di lavoratori che avrebbero trovato ristoro alle proprie fatiche se solo avessimo consentito lo svolgimento delle attività nelle ore più consone a ciascuna professione. Mi chiedo quali esperti abbiano individuato il luogo del contagio nella controllata e rispettosa convivialità. Mi chiedo quali studi abbiano acclarato che i teatri, i luoghi dell'arte e dello sport - che seguono, già dal primo allarme, tutte le indicazioni governative con rispetto e rigore - possano essere una minaccia alla salute pubblica. In conferenza Stato-Regioni - conclude Spirlì - abbiamo chiesto a gran voce di non mortificare gli italiani. Ma per questo Governo, probabilmente, il buonsenso è una colpa".

 

 

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