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Comunali in Calabria, derby nel centrodestra: Pd e M5S in trincea

Il derby per la leadership nel centrodestra tra Forza Italia e Lega; l’incognita del Pd chiamato a reagire per non evaporare sotto i colpi di altre sconfitte; le speranze del Movimento 5 Stelle di vedere riconosciuto sui territori un consenso rimasto finora circoscritto alle elezioni politiche ed europee.

Sono diversi i temi che si intrecciano in questa tornata elettorale in programma domani e dopodomani. Tutte sfide che si intrecciano con quella referendaria dove gli ordini di scuderia delle varie segreterie di partito rischiano di saltare per via di umori e orientamenti spesso influenzati da dinamiche contingenti e locali.

In un quadro di grande incertezza, vale ogni cosa, pur di guadagnare qualche voto. Qualche esempio: alla Cittadella, sede della Regione, negli ultimi giorni non vi è stata traccia della governatrice e dei suoi assessori. Tutti, ma proprio tutti, in giro su giù per la Calabria a raccattare consensi in favore dei candidati prescelti. Tanto per restare ai grossi centri, Forza Italia spera di portare a casa la vittoria al primo turno con Antonio Manica a Crotone e Rosaria Succurro a San Giovanni in Fiore e Daniele Prestileo a Taurianova. Nessuno tra gli azzurri, Jole Santelli in testa, farebbe un dramma in caso di mancato successo a Reggio Calabria, dove il Carroccio di Matteo Salvini è riuscito a imporre una propria candidatura.

Inutile girarci attorno: per quanto paradossale possa sembrare, una eventuale vittoria di Antonino Minicuci potrebbe in qualche modo rendere meno certa la navigazione della Giunta regionale targata Santelli. Tra i colonnelli della Lega è ormai consolidata la scuola di pensiero secondo cui lo spazio fin qui concesso agli esponenti salviniani sia in qualche modo sottostimato rispetto al peso elettorale. Quello in programma domenica e lunedì sarà un test importante per valutare, a otto mesi di distanza dalle ultime Regionali, se qualcosa è cambiato nel gradimento di una buona fetta dell’elettorato calabrese. Ci si muove su un sentiero stretto, insomma. E non è un caso che Santelli - profondamente infastidita per le «chiacchiere da bar» sul proprio stato di salute, probabilmente alimentate da settori della sua maggioranza - si sforzi in queste convulse ore di ripetere che l’esito delle Comunali non avrà ripercussioni sugli assetti della Regione. È un tentativo di tenere a bada le pulsioni di leghisti e degli altri alleati, ma anche un modo per far comprendere a tutti che Forza Italia non intende arretrare rispetto all’idea di riaffermare la propria golden share nella coalizione che governa alla Cittadella. Ma la sfida di Reggio rappresenta pure per la Lega la madre di tutte le battaglie. Vincere a Reggio, in quella che per eccellenza viene definita la capitale del “profondo Sud”, significherebbe - per Salvini e per i suoi fedelissimi - dimostrare di poter sfondare in qualsiasi pezzo del Mezzogiorno.

La trincea del Pd. La città della Fata Morgana rappresenta pure la linea Maginot del Pd. Resistere a queste latitudini, riconfermando Giuseppe Falcomatà sulla poltrona di sindaco, significherebbe segnare un punto nel generale arretramento che i dem stanno facendo registrare negli ultimi anni in Calabria. Un successo del centrosinistra a Reggio potrebbe favorire un percorso di totale catarsi per un partito, il Pd, ancora incapace di elaborare fino in fondo i motivi della cocente sconfitta patita alle Regionali 2020. I dem sono ancora fermi ai blocchi di partenza: non solo i congressi non sono stati ancora celebrati, ma il commissario incaricato di guidare il Pd calabrese, in questi ultimi mesi si è occupato della campagna elettorale... campana.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: a Crotone il simbolo del Pd non comparirà sulla scheda elettorale per una serie di peripezie ed errori di valutazione su alleanze da siglare e candidature da individuare. Negli altri principali centri chiamati al voto, invece, si cercherà di limitare i danni, sperando in qualche exploit nei centri più grossi chiamati alle urne come Castrovillari, Cirò Marina o Taurianova.

Le incognite del M5S. È una prova del nove anche quella che attende il Movimento 5 Stelle. Finora le elezioni locali si sono sempre rivelate il vero tallone d’Achille dei pentastellati, incapaci di replicare sui territori i successi ottenuti in competizioni senza il voto di preferenza. Va sottolineato, tuttavia, che in nessuna delle principali città che andranno alle urne il M5S nutre reali possibilità di vittoria finale. Ma tra i parlamentari 5 Stelle si confida in qualche inaspettato successo. Già arrivare a piazzare propri rappresentanti nei diversi Consigli comunali sarebbe un mezzo successo. Soprattutto per una formazione che sembra aver perso quella forza attrattiva dimostrata nel 2018.

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