«La precaria situazione dei tirocinanti - in Calabria un esercito di 7 mila lavoratori impegnati negli uffici giudiziari, nelle strutture del Mibact e del Miur, negli enti locali con i Tis - è un problema che viene da lontano, e in particolare da quanto il ministro Poletti nel 2016 blocca la mobilità in deroga e prevede la migrazione del bacino verso le politiche attive con risorse delle Regioni». Cosi Fausto Orsomarso, assessore al Lavoro della Regione Calabria.
«L’ipotesi di una formazione finalizzata al reinserimento lavorativo non è accompagnata però dalla previsione di procedure concorsuali nelle quali poter spendere questi titoli formativi. Un errore a monte nell’accordo tra Governo centrale e Regioni, che per la Calabria ad esempio ha comportato una spesa di 100 milioni in politiche attive negli ultimi 4 anni, senza una previsione di effettivi sbocchi occupazionali e senza una norma che consentisse di rinnovare le politiche attive per gli stessi lavoratori».
«Per questo, riflettendo con una rappresentanza di lavoratori, ho espresso l’opinione che se fin dall’inizio si fosse pensato di attivare i tirocini nel settore privato oggi molti avrebbero un lavoro e una retribuzione dignitosa, e non un rimborso del tutto inadeguato all’attività effettivamente svolta negli uffici pubblici, che in molti casi appare una forma di sfruttamento legalizzato. Se ci sono state promesse non mantenute, non sono certo addebitabili a questo Governo regionale, che ha affrontato il problema con attenzione e serietà».
«Appena insediato, in piena emergenza covid, ho attivato da subito una misura straordinaria di supporto al reddito per dare un sostegno ai lavoratori completamente dimenticati dal Governo nazionale, riuscendo ad erogare un sussidio di 500 euro una tantum utilizzando insieme al collega al welfare Gianluca Gallo un fondo di politiche sociali. Anche per quanto riguarda i tirocinanti impegnati nei comuni, la struttura che abbiamo messo in campo non ha accumulato neppure un minuto di ritardo nell’invio dei dati all’Inps. È evidente che, sul tema dei tirocinanti così come su quello del precariato storico, la parte decisiva deva farla il Governo nazionale».
«In una conference-call con il ministro del Lavoro, che a fine settembre potrebbe essere in Calabria, abbiamo ipotizzato un percorso che possa dare la possibilità ai tirocinanti della Giustizia di riconoscere un titolo da far valere nei nuovi concorsi del ministero, considerato che dal confronto tra Regione, Corti d’Appello e Ministero è emersa l’impossibilità di proseguire i tirocini. Ho suggerito anche la possibilità di utilizzare risorse del recovery fund per potenziare l’organico pubblico prevedendo una riserva nei concorsi per chi ha svolto i percorsi formativi».
«Bisogna che il Governo nazionale, confrontandosi con le regioni e le organizzazioni sindacali, indichi una soluzione per il vasto bacino dei tirocinanti, e costruisca politiche attive finalizzate a creare lavoro vero e dare opportunità concrete anche i giovani disoccupati. Intanto nei giorni scorsi ho già sentito le principali sigle sindacali per concordare un incontro, e ho convocato un tavolo sulle questioni che riguardano i tirocinanti e il precariato per il prossimo 7 settembre in Cittadella».
Caricamento commenti
Commenta la notizia