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Calabria, il "nodo" delle commissioni continua a paralizzare il Consiglio regionale

Il «nodo» Commissioni del Consiglio regionale continua a tenere banco, paralizzando di fatto l’attività istituzionale e monopolizzando il dibattito politico in Calabria. Il «nodo» infatti non si è sbrogliato neppure nella nuova seduta dell’Assemblea legislativa calabrese, che era stata convocata lunedì scorso proprio per completare la composizione delle Commissioni - sei permanenti e due speciali - ancora non costituite a distanza ormai di più di cinque mesi dalle elezioni regionali del 26 gennaio scorso.

Il «vulnus» tra maggioranza di centrodestra e opposizione di centrosinistra, invece di essersi «sanato», si è ulteriormente acuito, proiettandosi anche nella prossima settimana, quando la vicenda delle Commissioni dovrebbe comunque uno sbocco.

In queste ultime ore, il presidente del Consiglio regionale ha scritto ai gruppi, in particolare a quelli dell’opposizione, chiedendo l’indicazione dei nomi dei consiglieri che dovranno sedere nelle varie Commissioni, ma il centrosinistra non ha ancora provveduto a dare riscontro, dicendo di voler aspettare l’esito dell’esame dell’istanza. Un atteggiamento che ovviamente non piace al centrodestra, che invoca, nel caso di ulteriori ritardi della minoranza, l’attivazione dei poteri sostitutivi da parte del presidente del Consiglio regionale, con l’indicazione d’ufficio dei componenti delle Commissioni: è una «extrema ratio» che si cerca di scongiurare ma che è comunque sul tavolo.

Un dato però è certo: la trattativa tra centrodestra e centrosinistra al momento non esiste nemmeno, posta l’assoluta indisponibilità della maggioranza a rinunciare alla «Vigilanza». Nella prossima settimana, comunque il «nodo» delle Commissioni, dovrebbe essere finalmente sciolto, mettendo il Consiglio regionale nelle condizioni di avviare la sua azione, finora rallentata dall’emergenza coronavirus ma anche dalle tensioni tra gli schieramenti e all’interno degli stessi schieramenti.

Il quadro politico calabrese, infatti, registra ancora parecchie fibrillazioni: il centrodestra è alle prese con la richiesta di chiarimenti, avanzata dalla Lega alla governatrice Jole Santelli, sulla posizione dell’assessore regionale Domenica Catalfamo, coinvolta in un’indagine della Dda di Reggio Calabria, e anche con la sollecitazione alla stessa Santelli Forza da parte della Lega e di Fratelli d’Italia di un maggiore coinvolgimento nelle scelte di governo. Ma una fase tormentata la sta vivendo anche il centrosinistra, che deve fare i conti con l’addio al Consiglio del leader della coalizione alle Regionali, l’imprenditore Pippo Callipo, le cui dimissioni inevitabilmente avranno ripercussioni anche sugli equilibri nella minoranza e sui rapporti tra il Pd e gli alleati.

Il «muro contro muro» tra gli schieramenti è nato in occasione del Consiglio regionale del 12 giugno, quando l’elezione degli Uffici di presidenza delle Commissioni era avvenuto con i soli voti della maggioranza di centrodestra, che alla fine si era «accaparrata» tutte le otto presidenze, compresa la Vigilanza che in genere per prassi istituzionale va all’opposizione, e aveva anche votato i vicepresidenti in quota centrosinistra, rimasto fuori dall’aula consiliare in segno di protesta.

Nei giorni successivi, dopo un serrato confronto aperto dalle dimissioni dei vicepresidenti della minoranza, il centrodestra ha opposto un no insuperabile alla nuova richiesta del centrosinistra di «trattare» per la Vigilanza, ribadendo di non avere alcuna intenzione di rinunciare alle presidenze delle otto Commissioni, e si è deciso così di ritornare in aula il 29 giugno, ma solo per votare le vicepresidenze delle Commissioni, e nemmeno di tutte le otto Commissioni. All’ordine del giorno della seduta di lunedì infatti non c'era l’elezione del vicepresidente della seconda Commissione «Bilancio e Programmazione», perchè la rappresentante del centrosinistra eletta il 12 giugno (con un solo voto della maggioranza), Flora Sculco, dei «Democratici Progressisti», a differenza dei colleghi di schieramento non si è dimessa, non condividendo la scelta «aventiniana» della minoranza. Ma nemmeno nella nuova seduta consiliare si è venuti a capo della questione: alla fine gli ordini del giorno sono stati ritirati, e l’elezione dei vicepresidenti è stata rimandata e demandata all’interno delle stesse Commissione, mentre il centrosinistra ha indirizzato al governo nazionale, all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale e alla Giunta per il Regolamento un’istanza nella quale denuncia presunte illegittimità nell’intero procedimento sulle Commissioni.

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