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Regionali, Di Lieto (Codacons) rinuncia alla candidatura: "Elezioni farsa"

Francesco Di Lieto

"Rinuncio alla mia candidatura e confido che nessuno voglia candidarsi alle prossime elezioni regionali perché lo “affaire” Calabria possa esplodere in tutta la sua drammaticità, tanto da imporre decisioni drastiche". Lo scrive Francesco Di Lieto, candidato alla presidenza della Regione Calabria per il Codacons.  "Dopo l’ennesimo terremoto giudiziario che ci consegna una Calabria in cui i legami tra politica & criminalità appaiono sempre più stretti, non possiamo più far finta che nulla stia accadendo. Qui non si tratta di essere giustizialisti - scrive Di Lieto - , ma quando ogni mattina finiscono agli arresti decine e decine di amministratori, qualcosa di perverso deve pur esserci. Trovo squallido cimentarmi nella conta degli arrestati e non mi appassiona indagare sulle loro vicinanze politiche, ma ora la misura è colma. E, per quanto mi riguarda, rinuncio alla mia candidatura. Ringrazio di cuore tutti coloro che mi sono stati vicino in questa breve e folle avventura. Di certo il piacere di ricevere alcune manifestazioni di sostegno, alcune davvero commoventi, è stato immenso, e non riguarda solo l’aspetto personale. Ovviamente continuerò a denunciare lo schifo che ci circonda, ma c’è un limite a tutto".

"Non ho alcuna voglia di confondermi con i “professionisti dell’amicizia”, quelli che girano, in lungo e largo, la nostra regione per elemosinare un consenso da sacrificare sull’altare di inconfessabili interessi personali.
Del resto trovo umiliante che si sia pronti a far patti con il diavolo pur di mantenere la propria poltrona. Così come trovo inammissibile che ad appena una settimana dal deposito delle liste, a Roma si continui a discutere su chi debba essere uno del candidati...a Roma. Ma quale autonomia potrà avere il “coniglio” che uscirà dal quel cilindro. Sarà solo il frutto di accordi presi sulla pelle dei calabresi. Anche se, i continui cambi di casacca, la dicono lunga sulla disperata smania di occupare ogni possibile spazio, da parte dei nostri rappresentanti".

"Ma questo “sistema gattopardesco” non comporta nessuna assoluzione per gli elettori. Anzi. La classe dirigente - puntualizza - è esattamente lo specchio della Calabria. “Una grande tavola imbandita dove una schiera di lestofanti si accalca per arrabattare qualche briciola”. E questo diffuso sistema clientelare finirà, come sempre, per premiare chi ha portato al disastro questa regione.
In questa drammatica situazione forse l’unica forma di libertà è quella di non votare. L’unica forma per manifestare un netto dissenso a questo modo di agire, di (s)governare, è quella di non recarsi alle urne. Fatele pure queste “elezioni-farsa”; ma non nel nostro nome. In questo contesto astenersi dal votare non è un attentato alla democrazia. Bensì una precisa scelta, una forma di difesa verso un trasformismo imperante. Un modo per dire che ci siamo stancati di turarci il naso. Ora basta: “Non meritate il nostro voto”.
Chiediamo tuttavia che, laddove l’astensione dovesse effettivamente superare il 67%, ovvero i 2/3 del corpo elettorale, la Calabria diventi un caso europeo e venga commissariata. Peggio di così sarà davvero difficile si possa fare e, quantomeno, si ridurranno le spese della politica regionale che ammontano a ben 304 milioni l’anno. Uno schiaffo per tutti noi", conclude il candidato alla presidenza della Regione per il Codacons.

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