Nel giorno in cui a Roma nasce ufficialmente il governo M5S-Pd, in Calabria Mario Oliverio chiude la porta a un’intesa con i pentastellati in vista delle elezioni regionali.
L’uscita del governatore è l’ennesima conferma della distanza che si è creata tra il numero della Giunta e i vertici del Nazareno. Sa bene, Oliverio, che un dialogo tra le due formazioni rappresenterebbe la pietra tombale a ogni ipotesi di ricandidatura sostenuta anche da Pd. Il governatore è persuaso che «non si tratta di fare un tuffo nella Prima Repubblica e riprendere il “metodo Forlani”, ossia quello di catapultare nei territori le formule nazionali. Occorre libertà di espressione, laddove ci sono convergenze e sono mature le condizioni perché si possano realizzarle va bene, contrariamente non vedo per quale motivo si debbano fare».
Insomma, Oliverio rivendica autonomia nella costruzione della coalizione: «Per quanto riguarda la nostra regione - ha aggiunto - non credo che a Roma si possa decidere quello che bisogna fare in Calabria o in Emilia Romagna o altrove. Ci sono i territori che possono esprimersi naturalmente e lo fanno anche sulla base dei processi che sono in atto». Oliverio ritiene poi che «non occorra rivolgersi ai 5 Stelle per avere lezioni di democrazia. La democrazia ha delle regole rappresentate dalla partecipazione in carne ed ossa dei cittadini per esprimere la propria la propria opinione».
La chiusura, comunque, non rappresenta un giudizio negativo sul nuovo governo Conte. La nomina di Roberto Speranza (LeU) a ministro della Salute potrebbe aprire nuove prospettive dopo il grande gelo di queste settimane e l’incomunicabilità determinatasi con l’ex ministra Giulia Grillo a seguito del varo del Decreto Calabria. E proprio in questo senso che Oliverio e i suoi attendono qualche segnale di discontinuità in un dicastero chiave per la Calabria.
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