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Decreto "Sanità Calabria", continua la maratona sulla conversione in legge: le contestazioni in Aula

La maratona sulla conversione in legge del decreto “Sanità Calabria”, che per due giorni ha monopolizzato la Camera, si è conclusa lasciando macerie politiche e cocenti imbarazzi. Il sipario è calato su un colpo di scena, le dimissioni della deputata Dalila Nesci da relatrice del decreto, quasi una scelta obbligata dopo i sospetti di conflitto d’interesse che si erano addensati su di lei quando è emerso che il candidato a dirigere l’Asp del suo collegio elettorale, Gianluigi Scaffidi, era un suo consulente, peraltro non retribuito. Pressata dal Pd, Nesci ha riscattato il vulnus d’immagine («ho sempre svolto con correttezza gli incarichi ricevuti») facendo il passo indietro poco prima dell’approvazione finale del decreto riformulato, licenziato con il voto a favore di 240 deputati su 316 votanti, e 76 contrari.

E se il provvedimento passa ora al Senato, resta la svolta impressa da Nesci accogliendo alcuni emendamenti proposti da Viscomi, Ferro e Santelli che di fatto sopprimono l’indennità aggiuntiva di 20mila euro destinata ai commissari delle aziende sanitarie non residenti in Calabria, il cosiddetto “bonus trasferta”. Quanto all’addendum di cinquantamila euro al compenso dei commissari “forestieri”, sarà subordinato alla valutazione positiva dei risultati raggiunti, dunque legato concretamente al merito.

Tutta la prima parte del dibattito è stata incentrata sulle critiche delle opposizioni alle deroghe previste dal decreto, come la possibilità di nominare commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere anche soggetti non inclusi nell’Albo nazionale. Una deroga formulata ad personam, secondo i detrattori, proprio per poter consentire l’affidamento dell’incarico al collaboratore della Nesci, sulla cui indicazione mercoledì si era scatenata la bagarre, con conseguente retromarcia della ministra Giulia Grillo che, visibilmente irritata, ha annunciato il ritiro di quella nomina, almeno per il momento.

Contestato dall’Aula anche il ripescaggio dei “pensionati” che in deroga alla legge vigente il decreto autorizza a nominare al vertice delle aziende sanitarie. «Lo stesso governo che introduce la pensione quota 100 per fare spazio ai giovani, recupera soggetti in quiescenza per formare una Bad Company a spese dei contribuenti», è stato rilevato. Censurato anche l’articolo che esautora la Stazione Unica Appaltante affidando gli appalti della sanità alla Consip. La Camera ha così approvato un emendamento presentato da Iole Santelli che consente di poter procedere con gli appalti in attesa della convenzione con l'Anac.

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