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Le Regioni contro il decreto Calabria, ma per la Camera è costituzionale

Franco Pacenza, delegato regionale alla Sanità

Tutte unite contro il Decreto Calabria, le Regioni che vedono nel provvedimento del Governo il primo passo verso la perdita di potere su un settore che assorbe il 70 per cento delle risorse che amministrano.

L'unanimismo volto a difendere le prerogative locali su un settore cruciale, lo ha coagulato ieri il delegato del presidente Oliverio alla sanità, Franco Pacenza, nella riunione della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, dove si è deciso di proporre alla Conferenza dei presidenti fissata oggi alle 13.15, lo stralcio del capo 1 del Decreto 35, che contiene le norme restrittive sulla sanità calabrese.

Secondo Pacenza e i rappresentanti delle altre Regioni, il Decreto Calabria infrange il Patto della Salute del 2004, interferendo su una “materia concorrente” tutelata dal Patto. «Non si possono stravolgere gli assetti istituzionali definiti da quell'accordo», osserva Pacenza, che oggi incontrerà Oliverio alla Conferenza Stato-Regioni, a proposito del provvedimento che per molti versi esautora la Regione Calabria restituendo al Governo il controllo sulla sanità e le sue strutture apicali.

Sempre ieri mattina, invece, l'Aula della Camera ha bocciato con uno scarto di 68 voti le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e Forza Italia sulla conversione in legge del Decreto Calabria (numero 35 del 30 aprile 2019). I no, infatti, sono stati 268, i voti a favore 200. Hanno votato contro M5S e Lega, a favore Pd, FI, FdI e Leu. E continuerà a tenere banco alla Camera anche oggi, il dibattito sulla sanità calabrese, nelle due distinte audizioni del governatore Oliverio e del commissario ad acta Cotticelli alla commissione Affari Sociali di Montecitorio.

L'articolo completo nell'edizione odierna della Gazzetta del Sud.

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