Respinta alla Camera dei deputati la pregiudiziale di costituzionalità sul decreto 35/2019 da convertire in legge, sulle misure emergenziali nella sanità in Calabria, con 268 voti contrari e 260 favorevoli.
In aula è intervenuta la deputata Wanda Ferro, a nome del gruppo di Fratelli di Italia, che si è associata alla questione pregiudiziale presentata dai colleghi di Forza Italia.
“Oramai, è diventata una prassi costante e sistematica da parte del Governo Conte – ha detto Wanda Ferro - presentare decreti legge, ingolfando i lavori parlamentari e determinando una sostanziale sostituzione e ingerenza da parte del Governo in una funzione e in una competenza che, per Costituzione, spetta al Parlamento. Ogni volta il Governo, i cui rappresentanti in Parlamento nelle precedenti legislature hanno sempre stigmatizzato l’uso improprio della normazione d’urgenza, ravvisa i presupposti previsti dall’art. 77 della Costituzione. Anche in questa occasione. La straordinaria necessità e urgenza si concretizza, questa volta, a parere del Governo, nell’esigenza di tutelare i livelli essenziali di assistenza (LEA) nonché nella necessità di garantire il fondamentale diritto alla salute mediante la risoluzione delle gravi inadempienze amministrative e gestionali nonché nel mancato rispetto degli obiettivi economico-finanziari previsti. Tutte motivazioni valide, se non fosse che il decreto legge, in realtà, non interviene su questi argomenti, ma rappresenta un modo, peraltro neanche troppo velato, per assumere il controllo delle strutture sanitarie calabresi senza porre alcuna attenzione, invece, all’interesse dei cittadini calabresi e della loro salute”. “La sanità calabrese – ha affermato Wanda Ferro - per quanto possa immaginare il ministro della Salute Grillo, che ha co-proposto questo decreto legge, non ha bisogno di nuovi ‘salvatori della Patria’. Troppi ne abbiamo visti e conosciuti nel corso degli ultimi anni. La sanità calabrese, infatti, è commissariata dal Governo nazionale da moltissimo tempo con effetti distorsivi che ricadono su tutti i pazienti. Non credo, inoltre, che i nuovi commissari straordinari, provenienti da altri contesti professionali e profumatamente pagati, potranno fare molto. Ricordo anche le battaglie che il Movimento Cinque Stelle durante i precedenti governi Pd ha fatto contro il commissariamento in Calabria, mentre oggi che i grillini sono al governo rafforzano i poteri del commissario. Queste sono, ovviamente, valutazioni di natura politica che affronteremo nel merito del decreto quando lo discuteremo avendo sempre ben presente il diritto alla salute dei cittadini calabresi garantito, come per ogni cittadino italiano, dall’art. 32 della Costituzione. La cosa più grave è anche l’offesa che si fa ad una terra che ha esportato le migliori professionalità in tutte le strutture sanitarie italiane, quando si auspica che la scelta dei manager ricada fuori dal territorio calabrese. Credo che ciò non possa essere consentito, è una pagina buia, perché le scelte devono essere guidate esclusivamente da criteri meritocratici. Anziché aumentare le indennità per i dirigenti, il Governo avrebbe dovuto pensare a sbloccare immediatamente il turn-over per evitare il collasso di tutte le strutture sanitarie, una situazione che costringe gli ammalati ad emigrare verso le strutture del centro-nord per farsi curare, verso quello che viene considerato nel suo insieme il più grande ospedale della Calabria. Questo decreto, che, ripeto, non affronta i problemi urgenti e necessari per la salute dei cittadini calabresi, che continua a fare della sanità non una fabbrica di salute, ma una industria dei consensi, viola l’autonomia della Regione Calabria andando a pregiudicare, definitivamente, la leale collaborazione che la Costituzione impone tra le diverse componenti dello Stato i cui poteri e le cui funzioni sono fissati e garantiti, giova ricordarlo, dalla medesima Carta costituzionale”.
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