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Calabria, inutilizzati i fondi per la povertà

Palazzo Chigi

Pensati come uno strumento per alleviare i disagi delle tante famiglie calabresi che vivono in condizioni disagiate, i fondi per il sostegno dell'inclusione attiva (Sia) sono rimasti tali (quasi) solo sulla carta.

Già, perché della grossa mole di denaro stanziata dal Governo - oltre 53,3 milioni nel triennio 2016-2019 - ne è stata realmente utilizzata solo una minima parte. E se da un lato un'accelerazione potrebbe arrivare adesso che la misura è stata prorogata al 31 dicembre 2020, dall'altro sono gli ultimi dati arrivati da Roma a far propendere in direzione del segno meno.

Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente avrebbe dovuto aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni - coordinati a livello di Ambiti territoriali -, in rete con gli altri servizi del territorio - i centri per l'impiego, i servizi sanitari, le scuole - e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.

In Calabria gli ambiti territoriali - ovvero le associazioni tra Comuni - sono 32, destinatari finora di un anticipo di oltre 8 milioni. Un bel gruzzolo, però, non pienamente utilizzato, come scrive la Gazzetta del Sud in edicola. I Comuni, infatti, avrebbero fornito certificazioni e “pezze” giustificative per 2,4 milioni. Di queste spese il ministero delle Politiche sociali ne avrebbe certificato poco più di 970mila. Si procede al rallentatore, insomma. Con evidenti conseguenze per tutto il sistema perché senza un avanzamento dei progetti diventa impossibile procedere all'erogazione della successiva tranche di pagamento.

 

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