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Elezioni regionali in Calabria, prevalgono i tatticismi: le Europee per misurarsi

La sede della Regione Calabria

Una partita a scacchi dove i tatticismi prevalgono sulle idee e sui programmi quella che, a ridosso delle elezioni europee, la politica sta giocando sulle candidature alle Regionali che si terranno tra il prossimo autunno e i primi mesi del 2020.

Mai come stavolta le due competizioni appaiono intrecciate. Nel centrodestra, al momento diviso, la candidatura del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto alla presidenza della Regione, formalizzata da Forza Italia nella convention di Lamezia Terme e benedetta dal sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro Sergio Abramo - lo stesso che finora aveva dato ampia disponibilità a scendere in campo per la guida della Regione - viene recepita come una solitaria fuga in avanti dalla Lega, che ritiene prioritario aspettare l'esito delle Europee prima di stabilire quale partito dovrà esprimere l'aspirante governatore. Anche Fratelli d'Italia storce il naso e rivendica il suo "parterre", in particolare la deputata Wanda Ferro che, sconfitta nel 2014, ora potrebbe avvalersi del "fattore alternanza" che negli ultimi anni ha visto gli opposti schieramenti avvicendarsi al governo della Regione.

A guastare la festa dei forzisti c'è anche il "convitato di pietra" rappresentato dal gruppo che fa capo ai fratelli Gentile e all'ex senatore Piero Aiello, deciso a osteggiare l'opzione Occhiuto e pronto, in caso FI andasse avanti sul percorso segnato, a cercare altri compagni di strada che alla fine potrebbero anche essere gli amici di Mario Oliverio.

Ma il vero pericolo per Occhiuto e i suoi (nella squadra ci sono anche partiti affamati di rinascita come l'Udc e il nuovo Cdu) resta la Lega. Il partito di Salvini è consapevole come a livello d'immagine la Calabria coincida con la necessità di cambiamento, che per molti dei suoi è sinonimo di "repulisti". Accettare, nel "pacchetto Occhiuto", pure il vecchio establishment del centrodestra pronto ad affollare le liste consiliari, sarebbe azione mal digerita soprattutto dai giovani iscritti. Ecco allora rincorrersi i rumors tra cui campeggia il nome, come asso nella manica leghista, del magistrato amministrativo Giuseppe Chiné, originario della Locride e attuale capo di gabinetto del ministro del Miur, Bussetti. Ma l'interessato dice di non saperne nulla ed evita commenti, non intravedendo alcuna concretezza nell'indiscrezione.

Quanto al centrosinistra, l'auto-ricandidatura di Mario Oliverio ha già dovuto incassare diversi no nel Pd, dove una parte non gli perdona il sostegno a Zingaretti, per non parlare dell'abbandono consumato da tempo da alcuni consiglieri regionali portatori finora di acclarato consenso tra cui Carlo Guccione, Enzo Ciconte e Antonio Scalzo, tutti in via di riposizionamento. Ma il Governatore punta sui sindaci ancora fedeli e non molla.

Quanto al M5S, la sua linea isolazionista sembra irremovibile, ma all'interno c'è una forte dialettica e non è da escludere un possibile appoggio esterno alla Lega, se questa dovesse correre da sola. Ma il quadro è in movimento e ogni mossa può durare lo spazio di un mattino.

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