"Le mie Regine": il nuovo album di Silvia Mezzanotte accompagnato dalla Filarmonica della Calabria
C’è tanta Calabria nel nuovo progetto musicale di Silvia Mezzanotte. In uscita domani, 8 marzo, l’album “Le mie Regine” celebra alcune delle grandi cantanti donne che hanno ispirato il percorso professionale dell’artista bolognese, ex vocalist dei Matia Bazar. E ad accompagnare i 14 brani, c’è l’Orchestra filarmonica della Calabria, diretta dal maestro Filippo Arlia, calabrese anche lui. Ancor prima di uscire, “Le mie Regine” ha il grande merito di essersi affidato a un’orchestra di ben 81 elementi per un incontro davvero interessante tra due universi affascinanti come quelli della musica leggera e della musica sinfonica. Ne abbiamo parlato con Filippo Arlia e Silvia Mezzanotte. Maestro, raccontaci un po’ della tua esperienza con l’Orchestra filarmonica della Calabria... «È un po’ una mia creatura, e ne sono contentissimo e orgoglioso. È nata nel 2011 come gruppo cameristico di archi che accompagnava musiche di Astor Piazzolla con il bandoneon. Ho un progetto con il bandoneon dedicato alla riscoperta di Piazzolla, a volte non valorizzato abbastanza e considerato un musicista da balera perché la sua sconfinata produzione è poco conosciuta dalle nostre parti. Insomma, l'orchestra era nata in questo modo. Oggi si è affermata, ha inciso già diversi dischi con etichette molto importanti. È l'orchestra della stagione sinfonica del Teatro Politeama di Catanzaro, ormai giunta alla quinta edizione, ed è l'orchestra residente del festival lirico dei Teatri di Pietra che si svolge a Taormina e a Siracusa. A maggio, accompagneremo Beppe Servillo per “Pierina e il lupo” a Catanzaro, poi avremo un concerto dedicato a Rachmaninov, e ancora Morricone a Monasterace e la messa di Puccini nella Cappella Palatina di Palermo». La presenza di una filarmonica per la registrazione di un album è un evento. Perché non succede più spesso? «Sono pochissime le orchestre che registrano in studio. Specie per i costi. In questo caso, il Conservatorio “Tchaikovsky” di Nocera Terinese e Catanzaro ha fornito un aiuto importante perché nell'orchestra militavano, durante l'incisione, diversi docenti e diversi studenti del conservatorio. E gran parte del merito per la realizzazione di questo progetto lo dobbiamo proprio al “Tchaikovsky”». L’esecuzione di grandi classici come quelli presenti in questo album è un’esperienza stimolante… «L’album è nato come progetto di musica leggera, ma anche per unire due generi musicali, due linguaggi diversi. È una soluzione “ricca” e interessante perché la musica arrivi più facilmente ai giovani. Il dramma delle nostre sale da concerto e dei teatri è la mancanza di pubblico giovane. Forse, la scuola dell'obbligo dovrebbe “spingere” a una conoscenza maggiore della musica. E ben vengano le matinée per le scuole, nei teatri, si tratta sempre di progetti di grande valore. Ché diffondono cultura e difendono la nostra tradizione». Con Silvia Mezzanotte c’è un gran feeling, una complicità sbarazzina… «Ho conosciuto Silvia nel 2018. Cercavo una voce per il mio primo progetto su Astor Piazzolla. E Silvia è stata subito attratta da questo lavoro e ci si è calata completamente. Così abbiamo stretto un legame di amicizia». «Completamente fuori dagli schemi classici dei maestri e direttori d'orchestra”. Silvia Mezzanotte definisce così Filippo Arlia. A legarli, grande amicizia e complicità professionale. «”Le mie Regine” lo portavo in teatro ormai da molti anni solo con un trio acustico – ci ha raccontato la cantante –. Poi, Filippo mi ha proposto di unire la meraviglia della sua orchestra, con cui avevo già collaborato, e abbiamo deciso di farne un album». “Le mie Regine” celebra le icone femminili della musica che hanno accompagnato la tua vita, non solo professionale: è anche un po’ autobiografico? «Sì, in qualche modo. Non è solo riferito a me. Attraverso le canzoni ho mutuato una serie di problemi che soprattutto le donne portano con sé nel mondo dello spettacolo. Le donne che ho celebrato sono artiste con vite professionali di grande successo, ma vicende personali complicate. Le ho scelte perché mi sono resa conto, studiandone le biografie, che hanno avuto le mie stesse paure, le mie stesse insicurezze. È stato grazie al loro esempio che sono diventata quella che sono. E la mia voce mi ha salvato». Scorrendo le hit dell’album, appare chiaro come sia ancora forte il legame con la tua esperienza nei Matia Bazar… «Sì, ci sono tre canzoni dei Matia Bazar, l’idea era di iniziare e terminare, nella scaletta apre “Brivido Caldo” e chiude “Messaggio d'Amore”, con cui abbiamo vinto il Festival di Sanremo 2002. Più o meno al centro, c'è “Vacanze Romane” perché Antonella Ruggiero è stata una delle mie straordinarie icone, una di quelle che porto sempre con me».