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Il caso del commissario alla sanità, la Calabria forse non è Italia...

Il ministro Speranza con il premier Conte

È uno spettacolo indecoroso quello che si sta consumando attorno alla nomina del commissario per la sanità calabrese. La svolta attesa da Roma ancora non c’è, potrebbe arrivare nelle prossime ore. In ogni caso, il teatrino messo in piedi dal governo in queste settimane ha inferto un duro colpo alla già flebile fiducia del popolo calabrese nei confronti delle istituzioni centrali.

Come si può continuare a tergiversare nel pieno di una pandemia? M5S, Pd, LeU e Italia Viva stanno facendo prevalere la logica dei veti incrociati sulle personalità finora individuate per ricoprire l’incarico rispetto all’obbligo di fornire risposte e supporto ai calabresi. È necessario, oggi più che mai, che lo Stato batta un colpo e faccia sentire la Calabria non una terra abbandonata al proprio destino. Resta una sola speranza, porta il nome di Sergio Mattarella. Un’azione di costruttiva moral suasion da parte del presidente della Repubblica potrebbe sbloccare un’impasse che nessuno poteva immaginare.

Sulla designazione del commissario chiamato a guidare l’applicazione del nuovo decreto Calabria potrebbero irrimediabilmente incrinarsi i rapporti all’interno della maggioranza giallorossa. Chi l’avrebbe mai detto? Questa terra, notoriamente poco considerata nel contesto nazionale, diventa il palcoscenico su cui i partiti e l’esecutivo stanno dimostrando tutta la loro inadeguatezza. Una beffa perché (si sperava) che l’emergenza in atto potesse far recuperare un briciolo di serietà alle parti in causa.

Intanto gli ospedali annaspano sotto il peso dell’emergenza, il personale sanitario non è sufficiente per fare fronte a tutte le richieste di aiuto, i conti della sanità restano in profondo rosso.

Insomma, un quadro desolante. Reso meno drammatico, ma solo in minima parte, dal sostegno straordinario fornito da Esercito, Protezione civile ed Emergency per l’allestimento degli ospedali da campo. Molto resta da fare, certo. A partire dall’azione di bonifica di certe Aziende sanitarie dove la legalità e le pratiche di buona amministrazione restano un fatto straordinario. Lo Stato ha l’ultima occasione per dimostrare di esserci e di non considerare la Calabria una realtà persa, un territorio senza regole. Se siamo un solo Paese, è arrivato il momento di dimostrarlo.

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