Calabria

Lunedì 04 Agosto 2025

Aumenti fino al 30% sul trasporto pubblico locale in Calabria. Il sindacato CSA-Cisal: “La Regione intervenga subito”

Dal 1° agosto sono scattati in Calabria gli aumenti delle tariffe del trasporto pubblico locale, con rincari che sfiorano il 30%. Una misura che impatta pesantemente sull’utenza, in particolare su lavoratori pendolari, studenti e famiglie, già costretti a far fronte a bilanci familiari sotto pressione. A lanciare l’allarme è il sindacato CSA-Cisal, attraverso il suo dirigente sindacale Gianluca Tedesco, che denuncia un aumento improvviso e sproporzionato. Basti pensare che un lavoratore regionale che ogni giorno si reca alla Cittadella paga ora 5,90 € per il biglietto andata e ritorno dalla stazione di Lamezia Terme Sant’Eufemia, contro i precedenti 4,60 €, con una spesa mensile salita da 101 € a 129 € (+27,72%). Si tratta di una tratta breve, come documentato nelle foto del giorno precedente e del giorno successivo all’entrata in vigore degli aumenti (vedi allegati). Per chi si sposta da altre province, l’aggravio è ancor più significativo. “In un contesto di inflazione elevata, salari fermi e contratti scaduti, questi rincari aggravano ulteriormente la condizione di migliaia di cittadini”, denuncia il sindacato. “Nel frattempo, il servizio rimane carente: corse insufficienti, orari inadeguati, mezzi vetusti e spesso in ritardo”. Particolarmente grave è l’assenza della bigliettazione integrata, promessa da anni ma mai realizzata su larga scala. “I pendolari continuano a dover acquistare titoli separati per ogni gestore, subendo costi duplicati e percorsi complicati. È una situazione anacronistica che scoraggia l’uso del trasporto pubblico”, sottolinea il sindacato. Il confronto con altre Regioni è impietoso. “In molte aree del Paese, come Emilia-Romagna, Toscana o Lombardia, la bigliettazione integrata è una realtà da anni, i costi sono più contenuti e i servizi risultano più affidabili e accessibili.” In Calabria, invece, i cittadini si trovano a pagare di più per un servizio frammentato e meno efficiente: un doppio svantaggio. A subire le conseguenze peggiori non sono solo i lavoratori pendolari, ma anche studenti universitari, pazienti e cittadini con necessità di spostamento quotidiano. “Molti sono costretti a rinunciare a visite mediche, corsi di formazione o opportunità di studio. Un’ingiustizia che colpisce soprattutto le fasce più deboli, acuendo le disuguaglianze”, prosegue il sindacato. Il sindacato richiama il principio costituzionale di uguaglianza: “Non è accettabile che un cittadino calabrese debba pagare di più per ottenere di meno. Quando una famiglia è costretta a scegliere tra un abbonamento e le spese essenziali, il patto tra cittadino e istituzioni si spezza. La Regione non può restare indifferente”. Il sindacato denuncia e torna, ancora una volta, sulla condizione impietosa dei lavoratori pendolari della Cittadella Regionale di Catanzaro, dove dal dicembre 2023 è stata soppressa la fermata interna degli autobus. “Da mesi i lavoratori attendono sotto il sole o sotto la pioggia, senza protezione, lungo un marciapiede pericoloso.” Eppure, l’Amministrazione Regionale aveva formalizzato un impegno scritto - attraverso un verbale con le organizzazioni sindacali del 18 novembre 2024 - per l’installazione di una pensilina prefabbricata e la realizzazione di una dignitosa fermata. Ma a oggi nulla è stato fatto.” Il sindacato CSA-Cisal chiede la sospensione degli aumenti delle nuove tariffe e l’avvio immediato di un tavolo di concertazione con la Regione, che restano una priorità assoluta per evitare un ennesimo colpo ai cittadini calabresi. Misure concrete e sostenibili sono già state adottate in altre Regioni, dove gli aumenti sono stati compensati con formule agevolate per studenti, lavoratori a basso reddito e famiglie numerose, ricorda il sindacato. “Anche in Calabria è possibile conciliare sostenibilità economica e tutela sociale, attraverso aumenti graduali e politiche di sconto mirate.” “Ogni ulteriore rinvio - conclude il sindacato - sarebbe inaccettabile e configurerebbe una precisa omissione di responsabilità istituzionale.”

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