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Lavoro, tutti i “primati” negativi. Calabria sempre tra i fanalini di coda

Il lavoro prima di tutto: anche per il 2024 gli impegni della politica non cambiano. E non potrebbe essere altrimenti, se è vero che l’occupazione - al netto di qualche timido segnale positivo - resta la prima emergenza in Calabria.
Il punto di partenza, per la Regione e per tutti gli altri, è la “fotografia” scattata dal Documento di economia e finanza (Defr) per gli anni 2024-2026 votato in Consiglio prima della sosta natalizia. Dall’incrocio dei dati di Istat, Svimez e Bankitalia, viene fuori un bilancio allarmante considerato che «la Calabria annovera un andamento del tasso di occupazione costantemente al di sotto della media nazionale» e persino «del Mezzogiorno». E se «l’ultimo triennio ha registrato una crescita incoraggiante», c’è stata «una battuta di arresto nell’ultimo trimestre 2022 e nel primo trimestre 2023», segnando «un andamento in controtendenza rispetto all’andamento nazionale e meridionale». E comunque sia, ad un aumento del tasso di occupazione «non corrisponde un aumento dei lavoratori», risultato in primis della progressiva riduzione della numerosità della popolazione in età da lavoro, causata dal calo demografico (secondo stime Bankitalia l’invecchiamento della popolazione ha contribuito a quasi il 60% della riduzione delle forze lavoro dell’ultimo triennio). In coda nell’Ue La Calabria permane al quart’ultimo posto delle regioni d’Europa per tasso di occupazione (43,5%). Peggio fanno soltanto in Sicilia, Campania e nella regione oltreoceano francese della Guyana. E nel primo semestre 2023 si osserva ancora un ampliamento del gap, con la Calabria che si colloca a 17,7 punti percentuali dall’Italia e 4,1 dalla media delle regioni del Mezzogiorno. La sintesi amara è che «la Calabria sostanzialmente segue l’andamento meridionale e nazionale, ma resta stabilmente distante da entrambi, il che conferma la grande difficoltà della regione a produrre occupazione strutturale nel corso degli anni».

Il rosa non dona

Analizzando il tasso di occupazione della popolazione attiva e distinguendo l’indicatore per genere, la Calabria ha il terzo peggior valore di occupati donne (31,8%), migliore solo rispetto a Sicilia (30,5%) e Campania (30,6%). Leggermente meglio posizionata la Calabria per il genere maschile (55,3% di occupati), ma valore ugualmente preoccupante se si considera che è il sestultimo peggior risultato in Europa.

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