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Calabria, la frenata dell’artigianato: lavoro ancora sotto i livelli pre-crisi

Le prospettive d’autunno secondo il report di Confartigianato

Le imprese, piccole e grandi, vibrano di tensioni in mezzo a un sistema produttivo travolto dall’incertezza. La Calabria è da mesi luogo di ombre all’interno di processi di sviluppo e di crescita che rallentano più che altrove. Materie prime, costi energetici e, soprattutto, le tensioni geopolitiche globali continuano a rappresentare un rischio e una fonte di incertezza, soprattutto, per le economie più deboli, come quella calabrese. L’inasprimento della politica monetaria rischia di diventare un macigno sull’attività economica con risvolti inevitabili anche per il mercato del lavoro. In Calabria, i verdetti statistici più recenti affiorano dalla fotografia scattata dall’Ufficio studi di Confartigianato imprese col report “Prospettive dell’autunno 2023, tra incertezze e manovre di bilancio” all’interno della ventiseiesima edizione del rapporto “Economia, congiuntura e Mpi” presentato nei giorni scorsi a Roma, conferma l’ormai irreversibile processo di desertificazione occupazionale in corso da anni in ogni angolo di questo nostro territorio.
La Calabria è tra le 6 regioni italiane con occupazione in media annuale al secondo trimestre del 2023 che non supera il livello precrisi da Covid. Nel settore manifatturiero, ad esempio, tra il terzo trimestre del 2022 e il secondo di quest’anno, si registra un crollo di occupati pari al -5,2%. Solo Friuli e Provincia autonoma di Bolzano fanno peggio. In Italia la media cresce e registra un +1,8% . Complessivamente, l’artigianato calabrese ha perso dal 2019 a oggi l’1,4% della forza lavoro. Una picchiata che frena nell’ultimo anno grazie a un +1,2%. Il crollo è quello che travolge il settore dell’occupazione indipendente con una perdita del 5,4% di posti solo lievemente attenuata dalla crescita di +0,1% nel comparto del lavoro dipendente. In particolare, la crescita più significativa è quella delle Costruzioni, settore driver dell’economia del lavoro, con una impennata di occupazione dipendente che genererà il Pnrr, stimata, tra il 2023 e il 2026, in un +13,2%.

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