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Calabria, la crisi dell’artigianato: in 10 anni persi 5.303 imprenditori

Studio della Cgia di Mestre rivela le difficoltà dei titolari di attività storiche costretti alla resa

Restare al mondo, sopravvivere in questa porzione di Sud del Sud dell’Italia è diventato assai complicato, soprattutto per chi vive con poco o niente. Gli indicatori da tempo sono impregnati di negatività. Al di là di liturgie estemporanee, è tutto il mondo produttivo calabrese che vive in mezzo alle correnti di bufera con imprese artigiane perennemente in rosso. Difficoltà che scavano ferite nel costato di un già fragile sistema economico regionale. I report delle associazioni di categoria riferiscono disagi, crolli, abbandoni. L’ultimo studio è quello sfornato dalla Cgia di Mestre che rivela una fuga in massa dall’artigianato. In tutta Italia, nell’ultimo decennio, hanno gettato la spugna 324.605 imprenditori, con un indice del 17,4%. In Calabria, dal 2012 al 2022, secondo l’elaborazione dei dati Inps, hanno abbassato le saracinesche definitivamente 5.303 attività artigiane. Nel 2012 le imprese censite erano 40.310, nel 2022, dopo una picchiata lunga un decennio, la platea si è ridotta a 35.007, con una contrazione complessiva del 13,2%. Secondo gli esperti della Cgia, sul crac dell’artigianato pesano fenomeni diversi. Non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare nel settore, ma anche chi ha esercitato la professione per anni e, pur non avendo ancora maturato l’anzianità anagrafica o contributiva per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partita Iva e restare nel mercato del lavoro come dipendente che, rispetto al datore, ha sicuramente meno preoccupazioni e più sicurezze.

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