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Calabria in lockdown, i negozi di Crotone "disobbediscono": la situazione in tutta la regione

Pochi commercianti in piazza de Nava a Reggio

La Calabria ripiomba nel lockdown, anche se light e meno restrittivo di quello del marzo scorso. E basta girare un po' per le principali città della regione per rendersene conto. Poca gente per strada e poche auto - soprattutto di chi ha accompagnato i figli nelle scuole ancora aperte in presenza - ma niente a che vedere con il clima da day after di sette mesi fa.

Un provvedimento, il Dpcm che istituisce le zone rosse, fortemente contestato in Calabria, soprattutto dai commercianti, che temono per l’esistenza delle loro attività.

Una protesta che a Crotone si è manifestata senza schiamazzi e senza violenza, ma con un gesto di «disobbedienza». Il 70% delle attività commerciali che avrebbero dovuti rimanere chiuse - soprattutto i negozi di abbigliamento - hanno aperto regolarmente le serrande, mentre i bar hanno apparecchiato i loro tavoli all’aperto per ricevere regolarmente i loro clienti.

"Crotone ha avuto il coraggio di protestare in modo silenzioso ma concreto contro l’istituzione della zona rossa, protestiamo con dignità facendo il nostro lavoro: restando aperti per non morire» ha detto uno dei partecipanti all’iniziativa. La protesta, comunque, dovrebbe essere solo dimostrativa e dovrebbe durare solo per la giornata di oggi, in attesa anche di sapere come si muoveranno le autorità.

Anche a Reggio Calabria alcuni commercianti hanno scelto la strada della «disobbedienza» ma sono stati solo una minima parte. Tutti gli altri hanno chiuso, così come è avvenuto a Cosenza e Catanzaro.

Ma a lamentare profonda inquietudine per il futuro, non sono solo i commercianti costretti alla serrata. Anche quelli che hanno la possibilità di aprire senza rischiare di incorrere in sanzioni sono molto preoccupati «Io ho aperto - spiega Angela, titolare di un negozio di abbigliamento da bambini - ma non c'è nessuno per strada. A chi dovrei vendere?». Concetto ribadito da un fioraio, Salvatore, e da Claudia, titolare di un’attività che vende caffè: «Siamo qua ma non si vede un cliente. Ci chiediamo se convenga restare aperti».

In un’atmosfera tetra nonostante la bella giornata di sole, anche a Catanzaro si sente ancora l’eco della protesta dei commercianti, che, impossibilitati a farla di presenza, l’hanno affidata ad una serie di cartelli apposti davanti alla Prefettura. «L'emergenza è durata otto mesi, adesso basta» e «La Calabria è alla fine, con la chiusura le diamo la botta finale" è scritto su due di essi. Ed i commercianti se la sono presa con la classe politica: «La Calabria è sana, i politici sono malati». Indirizzata a tutti coloro che, negli ultimi 10 anni, hanno gestito la sanità, vera protagonista, in negativo, della dichiarazione della zona rossa in una Regione, che in termini assoluti, presenta un numero di casi nettamente inferiore a quello di altre regioni.

Contrarietà alla Calabria «zona rossa» e alla proroga del commissariamento della sanità regionale. E’ questa la posizione del Comitato direttivo dell’Anci Calabria, l’associazione dei Comuni calabresi, convocato d’urgenza dal vicepresidente vicario Francesco Candia per discutere dei recenti provvedimenti governativi. Nel documento finale, Anci Calabria, «interpretando il diffuso stupore e dissenso che pervade i sindaci» sull'istituzione della «zona rossa» in Calabria, manifesta «preoccupazione e allarme per le ragioni e le motivazioni, sia per gli effetti e limitazioni conseguenti in termini di capacità di esercizio del servizio sanitario, sia per i devastanti risvolti sotto il profilo sociale, economico e della cultura».

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