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Neo-mamme e lavoro connubio difficile, è boom di dimissioni in Calabria

È un fenomeno triste, acuito a queste latitudini dall'atavica carenza di lavoro. Stiamo parlando della difficoltà di conciliare - soprattutto per le donne - genitorialità e occupazione. I dati diffusi dall'Ispettorato del lavoro disegnano un quadro a tinte fosche: nel 2019, ancor prima dell'emergenza sanitaria legata al Covid, in Calabria si sono registrate 491 dimissioni volontarie dall'incarico lavorativo ricoperto. Di questi soggetti, ben 403 sono madri, mentre solo 88 i padri.

«A fronte di questi dati ed in attesa di avere, a breve, i dati 2020 in piena pandemia - ragiona Tonia Stumpo, consigliera di parità della Regione -, riteniamo che vadano rafforzati i servizi per l'infanzia per i minori, per i disabili e per gli anziani, e vada favorita la digitalizzazione ed il telelavoro. Su questi ultimi interventi va monitorato l'utilizzo dello strumento dello smart working fatto dalle imprese, rispetto al quale al momento abbiamo solo il dato non confortante dell'uso dello stesso in Regione Calabria, che è stato, in fase di pandemia, pari al 50 per cento, contro il 94 per cento dell'uso del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni italiane (ricerca Fpa), forse per le difficoltà tecniche o per la carenza di formazione digitale del personale territoriale».

Si tratta, insomma, di un gender gap importante, che per Stumpo andrebbe vinto, «per poter incrementare l'utilizzo dello strumento, chiaramente regolamentato, attraverso la destinazione dei futuri fondi europei diretti a favorire il lavoro, soprattutto quello femminile, lo smart working al Sud e, nello specifico, in Calabria. C'è quindi un'esigenza, qui, di incrementare l'occupazione femminile e bisogna impegnarsi nel rafforzare, migliorandola, l'organizzazione del lavoro».

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione Calabria

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