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Meno fisco per chi investe in Calabria, allo studio una riforma per favorire l'occupazione

Un piano che abbia una prospettiva decennale e che sia in grado di tirare via il Sud dalle secche di quella depressione economica e lavorativa avvertita in modo particolare in Calabria. A indicare l’orizzonte verso il quale il governo si sta muovendo è il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che in un’intervista al Corriere della Sera ha anticipato alcune delle azioni allo studio da parte del suo dicastero, provando persino a giocare d’anticipo rispetto agli effetti attesi dal Piano per il Sud 2030 e partendo quindi nell’immediato, con una riforma complessiva della fiscalità per le imprese del Mezzogiorno che potrebbe addirittura vedere la luce in una proposta da presentare entro la fine del mese.

Le idee

Il ministro ragiona su una riduzione del costo del lavoro nel Mezzogiorno, con un abbattimento del 30% dei contributi previdenziali a carico delle imprese. Gli effetti sarebbero molteplici: sull’occupazione, sull’emersione del lavoro nero e sulle rilocalizzazioni di imprese dall’estero. A suo avviso «si può fare già nel 2020», avviando poi una trattativa con la Commissione europea per il 2021. Misure che dovrebbero poi decrescere fino al 2030. Anche perché una manovra del genere costa circa 5 miliardi e non è affatto scontato che da Bruxelles si guardi con leggerezza ai “decimali” dei parametri europei.

Cosa prevede il piano

Il miglioramento della dotazione infrastrutturale è una parte essenziale del Piano per il Sud 2030. In questo il ministero per le Infrastrutture ha indicato le priorità nella linea ferroviaria Av-Ac Salerno-Reggio Calabria, con un costo di poco più di tre miliardi di euro e con un intervento di prosecuzione già avviato tra Battipaglia e Reggio. E si tratta di opere appaltabili entro il 2021, anche se dovranno arrivare nuovi finanziamenti per 2,5 miliardi che andranno a integrare il Contratto istituzionale di sviluppo Sa-Rc.

Le politiche strutturali

Ma se le opere pubbliche richiedono del tempo prima di dispiegare appieno i propri effetti, ci sono altre misure più immediate da poter mettere in campo. A partire da quelle volte a risollevare i livelli occupazionali che in Calabria sono ancora lontani da quelli pre-crisi 2008, sotto di 5,7 punti percentuali. Tra gli stimoli previsti dal Piano il credito d’imposta investimenti al Sud, che prevede il 45% per le piccole imprese fino a un massimo di 3 milioni di euro; il 30% per le medie imprese fino a dieci milioni; il 25% per le grandi imprese fino a un massimo di 15 milioni di euro.

In una terra dove il tasso medio di occupazione tra il 2004 e il 2019 si è attestato attorno al 42,2%, due punti in meno rispetto al Mezzogiorno e addirittura 15,2 sotto la media italiana (fonte Opencalabria) è evidente che serva una cura rapida e forte.

L’appello del sindacato

La Cisl Calabria ritiene che la prospettiva indicata dal ministro vada nella giusta direzione. Il segretario generale Tonino Russo sostiene che «la proposta va nella direzione che la Cisl auspica: non servono forme di assistenzialismo». La risposta giusta sono «incentivi e agevolazioni fiscali alle imprese che si impegneranno a non licenziare, a quelle che investiranno nel Mezzogiorno e che creeranno nuova occupazione». Il segretario generale di Cisl Calabria ricorda l’importanza di una riforma fiscale che abbia il Mezzogiorno come priorità, puntando su «solidarietà, redistribuzione della ricchezza, equità fiscale e adeguatezza delle pensioni». Di pari passo con le attività del governo Russo ritiene che anche la Regione debba fare il suo, soffermandosi sulle prospettive aperte dal partenariato per la programmazione del Por 2021-2027: «È il momento di programmare perché le risorse europee, ordinarie, del Recovery Fund e del Mes, siano valorizzate». Argomenti che saranno al centro del Comitato esecutivo della Cisl Calabria venerdì prossimo a Lamezia.

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