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Coronavirus, la cassa integrazione ha "rubato" 58 milioni ai lavoratori calabresi

Oltre due milioni e mezzo di giornate lavorative perse, 58 milioni di euro, tasse escluse, “svaniti” in cinque mesi dagli stipendi dei lavoratori, solo parzialmente tutelati dalla Cassa integrazione guadagni.

È uno scenario drammatico quello che emerge dall’utilizzo della Cig in Calabria nei primi cinque mesi dell’anno, con un aumento delle ore rispetto al 2019 che si attesta a un incredibile +1.368,31%: da 1.396.296 ore di Cig più Fondi di solidarietà si è passati a 20.501.915 nel 2020. Sono alcune delle conclusioni alle quali giunge il centro studi dell’associazione “Lavoro & Welfare” presieduta dall’ex ministro dem Cesare Damiano, che ha condotto un’analisi dettagliata sull’uso degli ammortizzatori sociali in Italia durante la pandemia.

È la provincia di Crotone a registrare l’aumento più significativo su base annua, con +48.772,62% di ore di sola Cig ordinaria in più. Seguono Vibo Valentia (+5.270,76%), Cosenza (+1.938,69%), Catanzaro (+736,37%), Reggio Calabria (+704,56%). Le richieste maggiori sono state quelle di Cassa integrazione ordinaria mentre si è ridotta (-16,68%) quella speciale dovuta al carico dei lavoratori su Cigo e Cigd per Covid-19.

La Cassa in deroga ha fatto un balzo del +190.620,03%, con Catanzaro che ha registrato un aumento del +1.020.854,46%. «In Calabria se consideriamo le ore totali di Cig, equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore, in questi 5 mesi si determina un’assenza completa di attività produttiva per oltre 23mila lavoratori, di cui oltre 900 in Cig, 6.220 in Cigd, 9.600 in Cigo e oltre 6.500 nei Fondi di solidarietà. In base alle ore di Cig totali si sono perse 2.562.739 giornate lavorative». Ogni lavoratore in Cig a zero ore ha visto ridursi il proprio reddito di oltre 2.500 euro al netto delle tasse.

«Il dato che riguarda la Calabria – spiega Damiano – relativo alla Cig è sostanzialmente allineato a quello nazionale, comunque il peggiore dal dopoguerra». Di fatto, sottolinea, «non si è mai registrato un ricorso così massiccio alla Cig: l’annus horribilis, il 2010, aveva totalizzato in Italia 1,2 miliardi di ore autorizzate; nel 2020 si è già a 1,7 miliardi». Con questo trend, prospetta, «a fine anno si potrebbe arrivare al triplo delle ore del 2010». Pesanti le perdite in termini salariali, con circa due stipendi (2.500 euro) già andati in fumo in cinque mesi.

Riguardo la proposta di Matteo Renzi di sostituire la Cig con la decontribuzione alle imprese l’ex ministro non ha dubbi: «È sbagliata. Contrapporree Cig e decontribuzione è insensato, anche perché se non si mettono risorse sufficienti per garantire una copertura di Cig fino a fine anno non si potrà prolungare il divieto di licenziamento. E se questo non avviene – sottolinea – potremmo avere una situazione sociale ingovernabile. Una proposta da respingere, – conclude – sarebbe solo un danno per lavoratori e imprenditori». Ma la sua non è una chiusura totale al tema della diminuzione del costo del lavoro e del taglio del cuneo fiscale: «È all’ordine del giorno ma va trattato separatamente dal tema Cig, sono misure da portare avanti contemporaneamente».

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