Nei giorni scorsi, l’Istat aveva fotografato la struttura del sistema economico calabrese pre-pandemia (che si ripropone alla ripartenza di mercoledì) analizzandone la composizione produttiva in termini di unità locali, addetti e dipendenti, tenendo in considerazione il loro status di prosecuzione o sospensione delle attività, così come definito all’interno dei provvedimenti normativi che si sono succeduti fino al 14 aprile 2020. Un’istantanea a rischio ingiallimento perché il futuro del turismo deve fare i conti con l’incertezza di una epidemia che continua a spaventare la gente. Senza contare, poi, le vittime collaterali del virus, quelle che col lavoro hanno perso anche la speranza di godersi un periodo di relax. L’impressione è che l’estate sarà un discorso che si deciderà last minute. Il turismo e il suo indotto rappresentano una delle locomotive del settore produttivo calabrese. Almeno prima della pandemia. I dati dell’Istituto di statistica di Stato sono stati elaborati da Open Calabria che ha provato a immaginare come la regione si presenterà alla riapertura di mercoledì. Sono gli 580 alberghi con 2.991 addetti; 164 villaggi turistici con 1.318 addetti; 4 ostelli della gioventù con 8 addetti; 3 rifugi montani, con 5 addetti; 4 colonie marine e montane con 35 addetti; 483 affittacamere, case vacanze e B&b con 1.103 addetti; 90 aree campeggio attrezzate con 194 addetti; 91 tour operator con 196 addetti; 135 agenzie di viaggio con 292 addetti; 37 altri servizi di prenotazione con 54 addetti; 22 guide turistiche con 29 addetti. Un comparto che complessivamente è generato da ben 1.613 unità locali con 6.225 addetti.