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Coronavirus, ristoratori e commercianti di Acri chiedono risposte certe

Chiedono risposte certe e immediate alla politica affinché «la magia creata dal nostro settore non svanisca nel nulla». Si tratta dell'appello lanciato dal comitato bar, ristoranti e albergatori di Acri che hanno dichiarato di essersi trovati sul lastrico dalla mattina alla sera a seguito dell'emergenza Covid-19.

Il loro grido di disperazione è rivolto alla presidente della Regione Santelli, al sindaco Capalbo e agli assessori interessati affinché indichino loro la strada «sia per uscire dalla crisi sanitaria sia per uscire dalla crisi economica e sociale che tutti quanti siamo stati chiamati a gestire e subire inermi». E oggi, a quasi due mesi dal blocco totale, gli operatori acresi fanno sapere di essere «oberati oltremodo di debiti, di impegni pregressi e siamo privi di reddito».

Tanti sono gli interrogativi che attanagliano la mente di questi imprenditori. «Cosa ne sarà di noi?», si chiedono, «e del nostro micro-mondo? Non permettete - hanno proseguito - che tutti quei luoghi fantastici chiamati bar, caffè, pub, bistrò, osterie, trattorie, ristoranti, B&b, Hotel, caratteristici e unici nel mondo, scompaiano nella indifferenza più cieca».

Alla politica locale e regionale chiedono «sostegno, con azioni reali, concrete almeno fino a giugno 2021, in quanto la ripresa sarà lenta, lunga e dolorosa». Nello specifico tra le richieste, si legge nella nota, la «sospensione degli affitti durante l'emergenza con credito d'imposta 100% al locatore per i mesi di chiusura forzata; sospensione di tutti gli adempimenti fiscali, politica di agevolazione contributiva per le microimprese che non licenziano». Ed ancora la «creazione di un fondo economico specifico per il settore bar-ristorazione e albergo o B&b che copra tutte le spese non bloccate. Chiediamo infine di non limitare la chiusura delle attività alle ore 18».

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