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Olio in Calabria, l'allarme della Coldiretti: "Ottima annata ma a rischio ko per le importazioni"

Ottima annata, in Calabria, in termini di qualità e quantità, per la campagna olivicola che ha permesso di realizzare tra 40 e 45mila tonnellate di olio, il doppio rispetto alla campagna precedente.

Un'annata produttiva che, però, rischia di essere vanificata da importazioni, in particolare di olio spagnolo che in base ai dati Istat crescono in Italia del 48%. “Gravi  - afferma Coldiretti – le ripercussioni sull’uliveto Calabria che rischia il ko. Spesso gli oli iberici, ma anche greci e tunisini, vengono mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali e mondiali. Il risultato è un’invasione sugli scaffali dei supermercati di prodotti di scarsa qualità a prezzi stracciati proprio nel momento in cui sta arrivando l’ottimo olio nuovo ed è evidente che questo ha un effetto dirompente sul reddito delle aziende che in questi ultimi anni hanno investito molto".

A favorire gli arrivi dall’estero è la mancanza di trasparenza. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte 'miscele di oli di oliva comunitari', 'miscele di oli di oliva non comunitari' o 'miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari', obbligatorie per legge nelle etichette. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione che la rende difficilmente visibile. Spesso, inoltre, bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli.

“I consumatori  - chiosa Francesco Cosentini, direttore Coldiretti Calabria  - dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente”. Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione in cui nei locali è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco.

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