Caos nelle aziende sanitarie e ospedaliere per il blocco degli acquisti di beni e servizi, in particolare farmaci e presìdi sanitari, prodotto di fatto, ancorché non voluto, dal Decreto Calabria varato dal Governo per mettere ordine nella sanità calabrese.
Il decreto prevede all’articolo 6 che ci si debba avvalere esclusivamente degli strumenti di acquisto relativi a beni, servizi e lavori di manutenzione, messi a disposizione da Consip o utilizzando gare espletate dalle stazioni appaltanti di altre regioni. Resta da chiarire cosa succeda alle gare iniziate tempo addietro, alcune addirittura anni fa, che sono in fase conclusiva e che, con una lettura rigida del decreto, potrebbero essere bloccate.
In effetti il timore dei funzionari preposti di incorrere in errori portando avanti procedure contrarie ai dettami del decreto ha già, in alcune aziende, paralizzato gli acquisti e c’è il rischio concreto che ospedali e ambulatori restino privi di farmaci e materiale sanitario.
Purtroppo oltre a far presumere che alla stazione unica appaltante (Sua) della Regione vi siano varchi per disonestà, scarsa trasparenza o, nella migliore delle ipotesi, incompetenza, tutto ciò può concretamente produrre il blocco delle forniture, con il risultato di dover acquisire di corsa e con maggiori costi quanto serve. Esattamente il contrario dell’obiettivo di risparmio che si voleva perseguire. Ecco perché sono già pervenute al commissario Cotticelli delle richieste di chiarimento sul da farsi.
Stando a quanto riferito ieri dai relatori di un convegno, Cotticelli avrebbe ipotizzato proroghe degli affidamenti agli attuali fornitori o l’utilizzo delle gare indette da altre aziende, in attesa di indicazioni ufficiali. Ha trovato conferma, infine, che i livelli essenziali di assistenza (Lea) in Calabria hanno già da tempo raggiunto il punteggio minimo necessario per evitare le penalizzanti misure del Comitato di verifica, come aveva più volte ribadito l’ex commissario Scura, ma il dato - che oggi è pari a 171 punti - non si è saputo perché le aziende del servizio sanitario regionale non hanno trasmesso tempestivamente al Ministero i flussi informativi.
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