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«Radio Argo», o la tragedia antica che parla del presente. Peppino Mazzotta in scena a Polistena, Tarsia e San Fili

L’ «Orestea» di Eschilo riletta nel testo, premiato, di Igor Esposito

Una coraggiosa impresa drammaturgica, che rivisita uno dei testi classici per eccellenza rimanendo fedele al modello originario, «Radio Argo» di Igor Esposito, in scena stasera all’Auditorium Comunale di Polistena alle 21 per la nuova stagione “Teatro Chiama Terra” (promossa da Dracma – Centro Sperimentale d’Arti Sceniche col sostegno di Ministero della Cultura, Regione Calabria e Comune di Polistena), offre allo spettatore una performance per voce e musica dalla forte vocazione libertaria. Prodotto da Teatro Rossosimona, il testo del drammaturgo napoletano rilegge infatti l’ «Orestea» di Eschilo con un linguaggio forte e diretto, per parlare di poteri contrapposti attraverso sei testimonianze che ripercorrono, in ordine cronologico, le vicende precedenti e successive alla guerra più celebrata dell’umanità, quella mossa dagli achei alla città di Troia. Ad interpretarle sul palco Peppino Mazzotta, accompagnato dalle musiche originali di Massimo Cordovani, eseguite dal vivo con Mario Di Bonito.

Calabrese di Domanico (Cosenza), noto al pubblico come l’ispettore Fazio ne “Il Commissario Montalbano”, l’attore torna nella sua terra con un testo – vincitore del Premio dell'Associazione nazionale dei critici di teatro 2011 e del Premio Annibale Ruccello 2012 – riproposto lo scorso agosto alle Orestiadi di Gibellina, e che sarà rappresentato domani al Piccolo Teatro Popolare di Tarsia e domenica al Gambaro di San Fili.

«L’Orestea, esempio di tragedia greca nella sua forma più matura, scavalca col suo fascino narrativo la contingenza storica, per diventare un vero manifesto sulla bramosia del potere. È l’unica trilogia giunta a noi per intero – ci dice Mazzotta – e questo è anche uno dei motivi del suo successo nei secoli. La riscrittura di Igor Esposito oggi risuona molto, perché mette il racconto della Guerra di Troia al servizio di una riflessione sul potere. Da una parte c’è Agamennone, generale dell’esercito acheo, che incarna il pensiero oggi tristemente diffuso, legato all’uso delle armi per procurarsi ricchezza e prestigio; dall’altra Oreste, il figlio, che dopo essere stato obbligato all’assassinio della madre Clitemnestra e di Egisto, abbandona tutto, lascia il palazzo e va via. La riscrittura di Igor si concentrata maggiormente sulla riflessione di ciò che si è disposti a fare per ottenere l’agognato potere. La rilettura si sposta quindi su temi che possono riecheggiare la contemporaneità, laddove nella trilogia classica l’argomento principale era il passaggio dalla giustizia divina a quella umana, con l’istituzione di un tribunale umano nell’ultima delle tragedie».

«Radio Argo» propone figure che riecheggiano sinistramente personaggi della storia recente.

«Ciò dimostra che l’umanità impara poco dalla storia, dagli errori fatti. Ci ripetiamo sempre entro gli stessi modelli, profondamente connaturati nell’animo umano, mentre dovremmo emanciparci in altra direzione».

Quindi la forza del teatro è anche quella di suggerire una strada per l’emancipazione?
«Il teatro è uno strumento attraverso il quale in maniera snella si possono dire cose e fare riflessioni su un piano più emotivo che razionale; e ciò produce un effetto catartico, una pulizia nel profondo, che favorisce l’empatia tra gli uomini. Oggi è l’unico evento di comunicazione analogica rimasto, che prevede un corpo a corpo, senza strumenti di mediazione, consentendo il passaggio di messaggi che diversamente, in una comunicazione troppo essenziale, rischierebbero di perdersi».

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